mercoledì 22 dicembre 2010

GELMINI, STUDENTI IN CORTEO TRA GLI APPLAUSI A ROMA

Nel giorno dell'approvazione definitiva della riforma Gelmini, gli studenti mandano in tilt il traffico della Capitale occupando la tangenziale Est. Automoblisti inferociti? Invece no. Gli studenti sfilano tra gli applausi dei concittadini.
Servizio di Giorgio Perluigi e Enrico Fierro, Montaggio Paolo Dimalio

lunedì 29 novembre 2010

ADDIO A MARIO MONICELLI - RIP - RICORDO DI RAIPERUNANOTTE

Arrivato a 95, ha deciso di suicidarsi. Mario Monicelli, regista di decine di film amati dal pubblico, è morto ieri lasciandosi cadere dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato da qualche giorno. Mario Monicelli, assieme a Dino Risi, è considerato uno dei padri della commedia all'italiana.
Una delle ultime apparizioni televisive di Mario Monicelli è stata l'intervista rilasciata a Raiperunanotte, la trasmissione evento di Michele Santoro, nell'aprile scorso.
Unanime il cordoglio per un'intelligenza critica che è rimasta vivissima fino alla tarda età.
Il regista soffriva da tempo per un tumore alla prostata, che ora era arrivato allo stadio terminale.

venerdì 12 novembre 2010

ABBONATEVI AL FATTO - ELIO E LE STORIE TESE

La storica band milanese si cimenta in una esilarante pubblicità comparativa. "Qual è il giornale che non riceve finanziamenti ed è sostenuto solo dai lettori?" Alla fine il consiglio: "Abbonatevi. Perché senza Fatto, niente bunga bunga".

lunedì 8 novembre 2010

BENIGNI - E' TUTTO MIO - VIENI VIA CON ME



Versione rivista di "E' tutto mio " dallo straordinario spettacolo "Tuttobenigni '95/'96"; in particolare, questo elenco delle proprietà del Cavaliere è da lui snocciolato in presenza dell'Altissimo in persona poco prima del Giudizio Universale.

Io sono il boss della coalizione
Casini, Fini e ultimamente Buttiglione
Io sono il leader, il Salvatore,
la Provvidenza, sono l'unto dal Signore!
La Standa è mia, il Milan è mio,
e la Marini, la Cuccarini le cucco io!
Mentana, Fede, Paolo Liguori,
la Fininvest, Publitalia, Mondadori,
Vittorio Feltri, i due Vianelli,
e se obbediva forse Indro Montanelli,
c'ho Panorama, assicurazioni,
Milano 2, Milano 3, Sorrisi e Canzoni.
Ville in Sardegna, palazzi a Milano,
un conto a Honk Kong, a Singapore, tre a Lugano,
aerei, navi, banche, libretti,
6 elicotteri, 200 doppiopetti.
C'ho Tatarella e Fisichella,
Marco Pannella e Franco Zeffirella,
Clemente Mastella, la su' sorella,
Gianfranco Funari e la su' mordatella.
Carlo Rossella, del TG un,
è mio, è mio il TG2 di Mimun,
Gianfranco Fini, Paolo Maldini,
Letta, Lentini e Alessandra Mussolini.
Pierfendinando Casini, Fiorello Fiorellini,
la Mondaini e Roberto Formighini,
c'ho via dell'umiltà, c'ho la segreteria,
a via dell'anima de li mortacci mia!
Mi manca la FIAT, ma me la piglio
come ho già preso a Miglio Scognamiglio.
Sarà ancora mia la Presidenza del Consiglio,
checché si dica... è mio anche mio figlio!
Il Padre Nostro è solo mio
e Cosa Nostra non è vostra, è cosa mia.
Di aziende e banche ho fatto il pieno:
basta così, domani compro il Mar Tirreno!
Io compro tutto, dall'A alla Z
ma quanto cosa questo cazzo di pianeta?
Lo compro io! Lo voglio adesso!
Poi compro Dio, sarebbe a dir: compro me stesso!

venerdì 5 novembre 2010

FORBES - I POTENTI DEL MONDO - LA CINA IN TESTA

Ecco perchè la Cina "colonizzerà" finanziariamente il mondo, a meno che una
guerra...

di E. Migliorino

La Cina esporta circa 300 miliardi di dollari in Europa e ne importa 12;
allo stesso tempo esporta 296 miliardi di dollari negli Stati Uniti e ne
importa 69. E, tanto per dare un termine di riferimento, l'Europa esporta
286 miliardi di dollari negli Stati Uniti e ne importa 224.
Capite bene che il commercio mondiale, da quando la Cina si è imposta come
maggior paese esportatore del pianeta, è fortemente squilibrato e non può
continuare così all'infinito.
Con quegli avanzi commerciali, la moneta cinese dovrebbe rivalutarsi "a
razzo" sia sull'euro che sul dollaro ... e invece no ... perché gli
"strateghi" cinesi ributtano quegli euro e quei dollari nei rispettivi
mercati, a comprare titoli di stato europei ed americani ...
Questa è gente che sa fare di conto ... ed ha un'intelligenza
economico-finanziaria affinata da millenni di pratica ...

Se non facessero quello che fanno (comprare titoli di stato europei ed
americani) vedrebbero la loro valuta apprezzarsi rapidamente su quelle altre
... e invece, reimpiegando i surplus commerciali per comprare asset in euro
e in dollari, impediscono quella rivalutazione ...
Il meccanismo è semplice: quando gli esportatori cinesi ricevano i dollari o
gli euro in pagamento ... dovrebbero cambiarli in yuan (la loro valuta) per
utilizzarli per comprare prodotti e servizi in Cina ...

Facendo ciò, metterebbero in moto alcune conseguenze economico-finanziarie:
• Il tasso di cambio si sposta a vantaggio dello yuan in misura
proporzionale agli avanzi commerciali precedentemente realizzati ...
• Quella moneta in giro non c'è ... quindi la banca centrale di Cina deve
"crearla" ...
• La massa monetaria M cinese, dunque, aumenta e se (contemporaneamente) non
aumentasse la quantità di beni e servizi Q ... aumenterebbe P ... la Cina,
dunque, importerebbe inflazione dall'America ...
• Ma se Q aumenta, significa che i cinesi sono più ricchi e, anche loro,
cominciano ad importare dall'estero ...
• In sostanza, la Cina si troverebbe con un cambio più forte ed una domanda
interna maggiore ... in pratica: si avvierebbe a perdere il vantaggio
competitivo sull'occidente.

Ed allora cosa fanno i nipotini di Confucio?
... Prendono i dollari e li rispediscono in America ad acquistare titoli di
stato ... e lo stesso fanno con gli euro.
L'effetto di quegli avanzi commerciali, dunque, è completamente
neutralizzato ... lo yuan non si rivaluta ... e gli operai cinesi continuano
a ricevere un decimo dei salari occidentali ...
... E la Cina continua a produrre per tutto il mondo ed a macinare surplus
commerciali.
Quei dollari che arrivano in Cina ... sono frutto del fervore con cui le
presse di mister Bernanke stampano nuova massa monetaria che, se il dollaro
fosse una normale moneta del mondo, creerebbe inflazione negli Stati Uniti
...
Ma il dollaro non è (ancora) una normale moneta ... perché viene ancora
usato nei pagamenti internazionali ... e, dunque, mister Bernanke pensando
di essere smart, "rifila" quell'eccesso di carta ai cinesi ... i quali, per
ogni dollaro ricevuto in pagamento dovrebbero stampare l'equivalente in yuan
e, quindi, innescare l'inflazione interna ...

I cinesi, invece, ricevuta quella nuova carta, la rimandano al mittente ...
acquistando titoli di stato americani.
Risultato: il dollaro non si deprezza sull'yuan ed i tassi d'interesse a
lungo termine yankee sono intorno al 2 % ... la nazione più indebitata del
mondo, paga il 2% sui prestiti decennali ... almeno 200 punti base meno di
quanto dovrebbe ...

Perché?

Perché la Cina compra il suo debito a man bassa ... per evitare una violenta
rivalutazione dello yuan ... che come effetto collaterale produce
l'abbassamento artificiale dei tassi di interesse.
Quindi gli Stati Uniti ci guadagnano?
Da quel punto di vista certamente si (il governo federale risparmia almeno
260 miliardi di dollari l'anno di interessi e tutto il sistema paese almeno
1000) ... dall'altra parte, però, l'industria americana perde mercato e
"brucia" milioni di posti di lavoro ogni anno ...

Non solo: gran parte del debito pubblico americano è in mano ai cinesi ...
il probabile "nemico" di domani tiene il cappio intorno al collo dello zio
Sam ... e, in teoria, potrebbe stringerlo in qualsiasi momento.
E non è tutto: con quella enorme massa di dollari ed euro a disposizione, i
cinesi sono in grado di "manipolare" le altre valute ... soprattutto quelle
dei concorrenti ...

Supponiamo che il Brasile diventi un concorrente agguerrito sul mercato
americano ... che fanno i cinesi?
Dirottano parte delle loro riserve in dollari in Brasile ad acquistare
obbligazioni o azioni brasiliane ...
Risultato: il real si rivaluta sul dollaro ed il Brasile perde quel mercato
americano a vantaggio dei cinesi ...
Se invece il problema è la Corea sul mercato europeo, dirottano parte delle
loro riserve in euro ad acquistare obbligazioni e azioni coreane ... in modo
da farne apprezzare la valuta sull'euro.

Siamo di fronte, è evidente, ad un piano di lungo periodo tendente a fare
della Cina la prima potenza economica del mondo molto prima del previsto
2032 ... e questo piano si articola su tre livelli: quello della crescita
interna (aumento medio del Pil pari al 11% l'anno), quello della
"distruzione" degli avversari (manipolandone le monete) e quello della messa
fuori gioco del dollaro (attraverso cui, ancora oggi, gli Stati Uniti
esercitano il loro ruolo di leader mondiale) ...

E. Migliorino



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martedì 17 agosto 2010

LA RABBIA SACROSANTA - TRAFILETTI A COMINCIAMO BENE 17 AGOSTO 2010

IntesaConsumatori è la federazione delle quattro maggiori associazioni di consumatori italiane.
Ideata nell' aprile 2002, da Carlo Pileri, Elio Lannutti, Carlo Rienzi e Rosario Trefiletti, raggruppa ADOC, Adusbef, Codacons e Federconsumatori.



CONOSCERE E GESTIRE LA RABBIA CON LO YOGA

La rabbia è una delle emozioni primarie insieme a gioia, tristezza, paura, sorpresa e disgusto. Scatta d'istinto e si manifesta con una mimica simile e riconoscibile a tutte le latitudini. Generalmente non gode di buona considerazione, nonostante sia molto diffusa, anche perchè spesso la si confonde a torto con l'aggressività. Invece, se ben gestita, può aiutare a trovare il coraggio per opporsi a situazioni negative, come un'ingiustizia o un atto di sopraffazione.

La rabbia ha però un rapporto molto stretto con lo stress, e come tale danneggia il sistema immunitario, oltre i rapporti sociali. Secondo i neurologi non c'è uno specifico ormone responsabile della rabbia: questa emozione ha però relazione con diversi ormoni e neurotrasmettitori come adrenalina, noradrenalina, dopamina, ecc...

http://www.yogajournal.it/cms/dir/29/view/381/conoscere-e-gestire-la-rabbia.html


Bonificare corpo e psiche

Con un lavoro lungo e coordinato possiamo preparare un terreno cui attingere nel momento del bisogno. Con una preparazione adeguata sarà più potente l'utilizzo di esercizi che nell'immediato possono aiutarci ad affrontare una crisi.

Posizione dell'albero (Vrksasana): l'albero ha radici nel terreno, il vento o la tempesta possono farlo fremere in alto, ma alla base rimane saldo, in grado di resistere alle intemperie. Il radicamento al terreno ci rende stabili, flessiili, equilibrati, nella mente come nel corpo, capaci di resistere alle tempeste emotive senza spezzarci.

Posizione del Leone (Simhasana): nei momenti in cui abbiamo un bisogno repentino di affrontare la rabbia e sedarla in breve tempo, possiamo ricorrere a questa posizione. Le mani che stringiamo e la mandibola che serriamo nel momento dell'ira, vengono qui aperte e l'emissione, sonora, del fiato, è addirittura liberatoria. La posizione è buffa, ma la capacità di ironizzare e di ridere è un vero dono del cielo, per noi e per chi ci sta vicino











sabato 17 luglio 2010

DISPERAZIONE IN CAMPANIA - SANGUE PER PROTESTA - CI PENSA BERLUSCONI

VATICANO : SACERDOZIO FEMMINILE DELITTO GRAVISSIMO CONTRO LA FEDE, COME PEDOFILIA

Giro di vite da parte del Vaticano per combattere i delitti dei preti pedofili: la prescrizione per tali reati passa adesso da 10 a 20 anni, gli abusi sessuali sugli handicappati psichici vengono equiparati a quelli sui minori e si introduce il "delitto di pedopornografia". Il tentativo di ordinare le donne prete, invece, è un "delitto gravissimo contro la fede", e per tale motivo, se ne occupera', in appello, l'ex Sant'Uffizio. Queste, in sintesi, le modifiche al documento 'Delicta Graviora' uscito nel 2001.

La Congregazione per la dottrina della fede acquista competenza, come tribunale di secondo grado, a occuparsi dei delitti di eresia, scisma, apostasia, e il reato (all'interno della Chiesa cattolica) dell'ordinazione delle donne prete.

venerdì 16 luglio 2010

LAGERS NEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI - ON MARINO






Roma - Durante un ciclo di ispezione negli ospedali psichiatrici giudiziari "abbiamo visto scene ottocentesche": letti di contenzione, lenzuola sporche e nove detenuti nella stessa cella. Inoltre, "per tenere in fresco l'acqua, le bottiglie erano lasciate nei water". Durante una conferenza stampa alla Camera sul sovraffollamento carcerario il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, ha duramente denunciato il sistema carcerario.
La denuncia di Marino "A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina, Ndr) ci sono le situazioni peggiori", ha sottolineato Marino. Qui i detenuti "vengono tenuti legati ai letti con un buco per la caduta degli escrementi". L'ospedale psichiatrico messinese dipende ancora, ha spiegato il senatore, dal ministero della Giustizia, in quanto il governo siciliano non ha recepito il passaggio di competenze al ministero della Salute. L'ispezione nell'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto da parte della Commissione presieduta da Marino risale all'11 giugno scorso. In quell'occasione fu trovato un malato in contenzione (legato al letto).

Opg di Barcellona Pozzo di Gotto Secondo quanto riferisce il senatore, infatti, nella struttura, che "non ha niente dell'ospedale", ma è più simile a un istituito penitenziario, i reclusi vengono sedati farmacologicamente, e quando le medicine non hanno effetto si ricorre alla contenzione fisica. Altri particolari sulla situazione della struttura sono stati forniti dal direttore Nunziante Rosania e dal cappellano Giuseppe Levita, ascoltati in audizione dalla commissione il 16 giugno scorso. Sempre l'11 giugno la Commissione ha visionato anche l'ospedale psichiatrico di Aversa. Qui non è stata riscontrata contenzione fisica. Le ispezioni nei sei Opg (ospedali psichitrici giudiziari) italiani rientrano nell'inchiesta sulla psichiatria, che nell'autunno scorso ha portato alla chiusura di Villa Pini in Abruzzo

venerdì 9 luglio 2010

SOS PER 70 CANI E 30 GATTI - LICIA COLO' PER MARCELLA ( SORBOLO-PR).




STORIA DI MARCELLA E I SUOI CANI
TRATTO DA http://caniegattieco.blogspot.com/p/storia-di-marcella-e-i-suoi-cani.html


Mi chiamo Marcella Turri e risiedo ad Enzano di Sorbolo in una casa colonica cedutami in comodato gratuito nel 1993.

Arrivai ad Enzano con 6 cani e 10 gatti ora abito insieme a 70 cani e 30 gatti.

Nel 2004 ho fondato l’associazione di volontariato Caniegatti&Co. che mi permette di prendermi cura di tutti questi animali abbandonati, con vero spirito di abnegazione.

Grazie alle sole donazioni di privati amanti degli animali riesco a comprare il cibo e a provvedere alle vaccinazioni e alla profilassi. Con quel poco che riesco a fare di sartoria e l’intervento di mio fratello e amiche del cuore nelle emergenze, pago le bollette e faccio la spesa. Per l'abbigliamento, la biancheria per la casa e l'arredamento perlopiù è tutto usato regalato.

Tra alti e bassi ce la siamo sempre cavata.

Prima di trasformarmi in Associazione di Volontariato non pensavo minimamente alle adozioni poi, per poter accudire meglio tutti quanti, ho incominciato a prendere in considerazione seriamente la cosa. Ed ecco che PEGGY è andata ad abitare con Daniela, LILLI con Brunella, i Collie da Gabriella e Antonio, Margherita da Giovanni e Angelica, due cuccioli a Brescia e due a Parma per citarne alcune tutte nel rispetto degli animali. Certamente si potrebbe fare di più ma tutti noi ben sappiamo che non c è canile che abbia la fila fuori per adottare un cane e sicuramente non do al primo arrivato una bestiola indifesa quando anche se sta qui sta bene!

In questi giorni sono stata contattata da Michela, referente del club italiano siberian husky per vedere insieme se riuscivamo a trovare un adozione per ANITA e SCILA due husky ospiti dell'associazione.

Anche tanti ma tanti gatti hanno trovato rifugio qui da me. All'inizio arrivavano di continuo soprattutto gattini da allattare ma anche gatti anziani (quando si è vecchi si è da buttare!) ciechi, storpi o senza una gamba a causa di solito dei taglia erba dei contadini. Ma anche gatti con malattie gravi e che non sarebbero mai stati adottati.

Ora dopo tanti anni sono rimasta con una trentina di gatti che fra di loro convivono bene ma che sono portatori sani di malattie mortali.

Nel febbraio del 2004 abbiamo avuto il primo controllo ASL che ci ha aiutato ad avere un indirizzo igienico sanitario migliore emerso nella seconda denuncia ASL con ordinanza ingiunzione n.6 del 23/3/07 (vedi Richiesta di archiviazione).

Nel 2008, grazie alla donazione di una persona facoltosa di Sorbolo, ho potuto realizzare gli ambienti di accoglienza dei gatti (prima vivevano tutti liberi ma il vicino si lamentava), recintando una parte di terreno di proprietà della casa e costruendo un casetta di legno come alloggio (vedi foto) mentre al piano terra della casa colonica in cui abito è stato ricavato un ambiente adatto per ospitare cani anziani e malati avendo adeguato il riscaldamento.

Era in programma anche la ristrutturazione degli altri recinti esterni che erano veramente in cattivo stato a causa delle insistenti piogge dell'inverno dello scorso anno (vedi foto) ma i soldi erano finiti e le donazioni (grazie ad un appello sulla Gazzetta) sopperivano al cibo e non sempre alle spese veterinarie che mi hanno portato ad indebitarmi spesso.

Ironia della sorte il 5/12/08 arriva un controllo dei NAS e come se non bastasse il 31/3/09 un altro controllo dell’ASL e qui si sono dati da fare! (vedi Richiesta di archiviazione).

Non volevo spendere 600 euro di prestazione professione per inserire 20 microchip quando in quel periodo i soldi bastavano solo per il cibo.

Ma l'abbiamo pagata cara.


A luglio del 2009 il Coordinamento animalista e la Provincia di Parma, unitamente a un cittadino che mi sostiene, hanno avuto un primo incontro (da loro richiesto e a mia insaputa) con il nuovo Sindaco di Sorbolo. La richiesta d’aiuto era per cibo, tettoie e migliorie per i box dei recinti esterni. Nota bene: loro sapevano che la casa era già a compromesso e non mi hanno detto niente.

Questa richiesta era stata fatta sostenendo energicamente che le difficoltà economiche in cui mi trovo non mi permettono di accudire i cani e i gatti ospiti come si dovrebbe, che i cani non mangiano abbastanza, i recinti sono un disastro (questo era temporaneamente vero) che io sono antipatica, scontrosa e che non permetto a nessuno di venirmi a trovare... e che non do in adozione i cani e i gatti: tutto falso! Mangiano tutti regolarmente, sono vaccinati, spulciati, sverminati, viene effettuata regolarmente la prevenzione della filaria e sono sterilizzati. Dispongo di un giardino recintato, quasi 2000 mq di terra, per lasciar liberi di correre i cani tutto il giorno.

Tutto questo e altro ancora mi ha messo in cattiva luce soprattutto con l'amministrazione Comunale che non vede l'ora di disfarsi di me.

Il 12/11/09 insieme ad una mia amica, incontro il Sindaco Angela Zanichelli per ringraziarla di quanto stavano facendo e organizzando. Con profonda meraviglia ci accorgemmo che non era per niente entusiasta della cosa e che i ringraziamenti non le interessavano. anzi ha tenuto a sottolineare che aveva un petizione di 30 famiglie (o firme, non ricordo con certezza) che non mi volevano e che era ora di prendere i provvedimenti che gli altri sindaci avevano lasciato nel cassetto. Mi informa, inoltre, che il contratto d'affitto in comodato gratuito essendo rinnovabile tacitamente ogni anno non agevola l'erogazione dei soldi che la Provincia voleva donarmi e che cercava di contattare la proprietaria.

Il 23/12/09 altro incontro in Comune a Sorbolo dove questa volta sono stata invitata.

La Provincia di Parma mette a disposizione 5.000 euro per il risanamento dei recinti e il Comune di Sorbolo dovrà appurare la fattibilità della cosa in quanto non sono proprietaria dell’immobile.

Nel frattempo la padrona di casa con raccomandata del 28/12/09 mi da formale disdetta del contratto di comodato gratuito informandomi che ha venduto il terreno e la casa rurale al contadino con diritto di prelazione e questi contestualmente ha venduto la casa/canile ad un ex assessore del Comune di Parma, tal Mario Marini, senza chiedermi (nessuno dei tre) se fossi o meno interessata ad acquistare l’immobile. Per di più mi domando con quale coscienza Marini abbia potuto pensare di acquistare una casa dove una famiglia abita da quasi un ventennio con regolare contratto e senza visitarla.

Ne deduco che il mio vicino e l’agricoltore abbiano fatto “comunella” nel trovare il modo di mandarmi via e sono quasi sicura che anche il Comune di Sorbolo fosse al corrente di tutto ma si è ben guardato dall'informarmi.

Intanto, grazie all’articolo uscito sulla Gazzetta di Parma prima di Natale, ho raccolto la cifra sufficiente a sistemare le tettoie e ristrutturare i recinti con mattonelle e ghiaia (vedi articolo).

Attualmente tutti i box sono stati rimessi a posto.

Tengo a precisare due cose:

- tutto questo è stato fatto senza alcun aiuto da parte del comune di Sorbolo, che anzi ha provveduto a notificarmi tutte le multe dell’Asl per un importo di 4.738,71 euro, multe di cui ho chiesto l’archiviazione che mi è però stata negata (vedi Richiesta di archiviazione)
- io comunque dal comune non ho mai preteso niente

All’ultimo incontro in Comune a Sorbolo, tenutosi il 03-02-10, era presente anche Mario Marini (il nuovo proprietario della casa in cui abito) invitato dal Sindaco stesso. E’ così emerso il suo disappunto per le migliorie apportate ai recinti dei cani, ritenute abuso edilizio, come sostenuto dal suo legale nella lettera che ho ricevuto successivamente (vedi Lettera di Marini).

Il Comune, preoccupato di partecipare involontariamente ad "abuso edilizio", continua a tergiversare nell’erogarmi i soldi stanziati dalla Provincia anzi, hanno già provveduto a fare i rilevamenti per le distanze dai confini per la casetta dei gatti e delle tettoie e i box dei cani che purtroppo non sono regolamentari e che a loro importa lo stesso anche se me ne devo andare.

Tutto smontabile e traslocabile ma non credo in una sanatoria, ci sarà un'altra multa.

Certo è quello che mi posso aspettare da un Amministrazione insensibile alle problematiche animaliste. La stessa Angela Zanichelli disse in presenza degli astanti che tanto i cani potevano aspettare, che se erano all’addiaccio già da un po’ potevano starci ancora.

La soluzione del Comune di Sorbolo e del nuovo proprietario alla mia drammatica situazione sarebbe dare in adozione in men che non si dica i cani, quindi se non trovo rapidamente la casa adatta il Comune potrebbe decidere di sequestrarli e trasferirli da Bocchi, il "canile lager" con cui è convenzionato.

E io me ne dovrei andare in affitto altrove come se gli sfrattati fossero i cani (in effetti il problema sono loro per il vicino) e io, una volta tolto il problema, chiudo la porta dietro di me e me ne vado... senza un lavoro e senza casa.

Sequestrare e trasferire dei cani in un canile è un trattamento che si riserva a situazioni dove gli animali sono maltrattati e/o trascurati.

Portare via un animale alla sua famiglia di umani è l'ultima cosa che chi rispetta gli animali può desiderare di fare.
Fra i miei cani, sei (Dick, Duca, Sheyla, Beauty, Billy, Maya) arrivano da padroni che trasferendosi dalla campagna alla città hanno deciso che non potevano (volevano?) più tenerli.

Le adozioni non sono un'operazione rapida, non possono essere fatte con leggerezza, ci vuole tempo e serenità.

Io sono disponibile a trovare famiglie adottive, lo ripeto, ma mi fa rabbia doverlo fare per forza perché devo andar via da dove abito, come se avere trenta cani invece di settanta possa far la differenza nella ricerca di una casa.

Lo so che molti si spaventano all'idea di affittare una casa ad una persona con tanti animali: gli animali sono spesso considerati fonte di disordine, sporcizia, rumore, problemi di vicinato.

Il disordine e la sporcizia sono in grado di gestirli come già sto facendo, per il rumore ed i problemi di vicinato l'unica soluzione è trovare una casa sufficientemente isolata, dovrebbero bastare 200 metri tutt'intorno. Inoltre sono pronta a trasferirmi in altra località.

Di fatto da sola accudisco quello che potrebbe essere considerato un vero e proprio canile i cui costi per il Comune di Sorbolo sarebbero esorbitanti, così come i costi per mantenere i cani sfrattati in una struttura convenzionata.

Ho già tentato di far pubblicare degli appelli alla Gazzetta e a TV Parma ma so per certo che Mario Marini attraverso la sua influenza mi sta ostacolando, impedendo la pubblicazione di niente che mi riguardi tranne quello che vogliono loro (vedi articolo Gazzetta del 14/2/2010).

Infine vorrei anche poter ringraziare tutte le persone che mi sostengono e che credono in me: senza il loro aiuto non ce la potrei fare.

domenica 4 luglio 2010

INGEGNERE NASA SI DIMETTE PER PROTESTA CONTRO I TEST SULLE SCIMMIE




Animal Defenders International comunica le dimissioni di un ingegnere NASA per i previsti esperimenti sui primati.

Animal Defenders International (ADI) comunica che l'ingegnere aerospaziale della NASA April Evans si è dimessa dal suo incarico di architetto spaziale presso il programma International Space Station (ISS), a causa della decisione della NASA di condurre esperimenti di irraggiamento sulle scimmie, dopo che questa pratica era stata interrotta per trent'anni, decisione che la Evans ritiene un grave passo indietro per la NASA.La Evans sostiene che non solo gli esperimenti radioattivi sui primati esulano dall'obiettivo a lungo termine dell'amministrazione Obama di sviluppare nuove tecnologie per proteggere dalle radiazioni spaziali, ma anche che mettono in pericolo le relazioni internazionali, attuali e future, e le collaborazioni fondamentali per il successo della NASA.

Le preoccupazioni della Evans e la sua opposizione ai test sui primati della NASA hanno incontrato il sostegno dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e di Animal Defenders International (ADI), un gruppo militante che ha lo scopo di condurre azioni legislative in difesa dei diritti degli animali.In una lettera del primo aprile 2010 all'ADI, il direttore generale dell'ESA Jean-Jacques Dordain ha negato categoricamente "la necessità di esperimenti complementari sulle scimmie in aggiunta agli obiettivi di ricerca su umani del progetto Mars500"; ha inoltre negato "qualsiasi interesse per la ricerca sui primati e non ritiene ci possa essere alcun bisogno o utilizzo per i risultati di tale ricerca".

La Evans, reduce da nove anni di esperienza presso lo Human Spaceflight Program (programma di volo spaziale), prima di rassegnare le dimissioni ha lavorato come direttore della squadra integrativa NASA VIPER ISS per i veicoli spaziali, negli ultimi tre anni, presso il Centro Spaziale Johnson della NASA a Houston, in Texas. Ha ricevuto dalla NASA il riconoscimento "Space Flight Awareness Honoree", assegnato ogni anno a meno dell'un percento del totale dei dipendendenti e consulenti NASA per l'eccellenza del loro lavoro."Dopo profonde riflessioni, ho rassegnato le mie dimissioni dalla NASA in quanto non posso sostenere la giustificazione scientifica fornita per questo esperimento di radiobiologia sulle scimmie", ha scritto la Evans in una lettera inviata la scorsa settimana a Samuel Aronson, direttore del Laboratorio Nazionale Brookhaven, che è stato scelto dalla NASA per condurre esperimenti sulle scimmie Saimiri.

Invece, la Evans ha incoraggiato la NASA a puntare sul progetto in sviluppo di schermatura delle radiazioni spaziali. "Sia gli astronauti che la strumentazione di bordo sono a rischio a causa delle radiazioni spaziali. E' un problema che tutte le agenzie spaziali dovranno risolvere per consentire i viaggi interplanetari. La schermatura dalle radiazioni dei veicoli spaziali è una tecnologia necessaria per un programma di esplorazione umana dello spazio a lungo termine", ha dichiarato la Evans all'ADI. La Evans si dice convinta che gli scienziati e gli ingegneri dovrebbero avere l'opportunità e il tempo per far progredire la tecnologia di schermatura.

Il Pasadena Weekly ha riportato che l'amministratore della NASA Charles F. Golden ha difeso tale sperimentazione, definendola "sottoposta a un profondo esame di esperti del settore" e "molto umanitaria". Tuttavia non ha commentato sul crescente dibattito sviluppatosi all'interno della NASA e sulle apparenti contraddizioni che sussistono tra l'esperimento proposto e il nuovo corso che è stato impartito alla NASA dall’amministrazione Obama. "Questi esperimenti sono stati proposti per sostenere un piano di esplorazione spaziale che non esiste più", ha detto la Evans. "Gli esperimenti sulle scimmie distolgono solo l'attenzione dal bisogno critico di tecnologie di schermatura".La Evans ha scritto nella sua lettera a Samuel Aronson che "l'esperimento pianificato sulle scimmie si focalizza sull'investigare come possa funzionare il cervello umano una volta esposto alle radiazioni spaziali. Ma questo non risolve il problema della radiazioni spaziali; è semplicemente un ulteriore perfezionamento delle nostre valutazioni delle conseguenze". (NdR: in realtà non è nemmeno un perfezionamento dei dati acquisiti, perché quanto si scopre sulle scimmie non può comunque essere applicato all'uomo).

Animal Defenders International ha inoltre scritto alla NASA e al Laboratorio Nazionale Brookhaven, sollecitandoli a considerare la decisione della loro controparte europea di non condurre questi esperimenti. "Questi esperimenti non solo sono inumani, ma non costituiscono neppure una saggia decisione. Sono costosi e privi di fondatezza scientifica. Sollecitiamo la NASA a smettere di ignorare la schiacciante opposizione contro questi test da parte della comunità spaziale internazionale, così come dalle sue stesse fila", ha dichiarato Jan Creamer, Presidente dell'ADI. "Inoltre vogliamo sollecitare altri dipendenti della NASA che disapprovano questi esperimenti a dar voce alla loro opposizione".

Tenendo conto della crisi economica internazionale, anche i costi connessi con gli esperimenti in programma hanno sollevato preoccupazioni. Le relazioni stimano che questi controversi test sulle radiazioni costeranno 1,75 milioni di dollari di denaro dei contribuenti. Proprio due settimane fa, tuttavia, la NASA ha annunciato possibili licenziamenti fino a un numero di 5.000 dipendenti, mentre è stato sospeso il programma Constellation per il ritorno sulla luna, a causa della mancanza di fondi.

Animal Defenders International (ADI):
Con uffici a Los Angeles, Londra e Bogotà, Animal Defenders International (ADI) lotta per proteggere gli animali usati negli spettacoli; per l'abolizione degli esperimenti sugli animali e del commercio mondiale di specie in via d'estinzione; per il vegetarismo; contro gli allevamenti intensivi; per la conservazione dell'almbiente. ADI inoltre salva gli animali sofferenti in varie zone del mondo. Le prove raccolte da ADI hanno portato a campagne e azioni legislative in tutto il pianeta per difendere gli animali.

La missione dell'ADI: educare, creare consapevolezza e sviluppare l'interesse dell'umanità nella causa della giustizia; la soppressione di tutte le forme di crudeltà contro gli animali dovunque sia possibile, per alleviarne le sofferenze e preservare e proteggere gli animali e l'ambiente.

Fonte:
Business Wire, Animal Defenders International Announces NASA Engineer Resigns over Planned Primate Testing, 24 giugno 2010

Da AgireOra Network: www.agireora.org


Ecco come una scimmia esegue la combinazione di numeri progressiva visualizzata per 1 secondo..
Provateci voi...



giovedì 1 luglio 2010

NO BAVAGLIO DAY - LA BATTAGLIA AL MALAFFARE - VIDEO

La battaglia al malaffare
di CURZIO MALTESE

L'arrivo a sorpresa di Roberto Saviano è stato il momento più forte della manifestazione di ieri a piazza Navona contro la legge bavaglio.

Parole semplici, quelle dell'autore di Gomorra, senza slogan, senza retorica, come la parole di tanti giovani della rete che si sono appassionati a questa battaglia civile, di cittadini, non dei giornalisti.

Parole giuste per togliere la maschera di tutela della privacy a una legge semplicemente e indecentemente liberticida. L'unica tutela che si vuole con questa legge è la privacy del malaffare. L'unica divisione che alimenta nel Paese non è fra destra e sinistra, ma fra "le persone perbene e i banditi". Stavolta l'appello populista, il referendum permanente che è lo stilema del berlusconismo, non funzionano, sono sospesi. Non è il popolo, alle prese con ben altri problemi, a volere una legge scudo per i corrotti contro il lavoro di magistrati e giornalisti. Non è il popolo, nemmeno di destra, a non voler più essere informato sulle case di Scajola, le mazzette di Brancher, sui favori di Dell'Utri agli amici degli amici di Dell'Utri, sulle mille altre ruberie di una classe dirigente corrotta che poi chiede sacrifici ai cittadini per uscire dalla crisi. Sono soltanto loro, i signori del malaffare, ad avere bisogno disperato di uno scudo contro la ricerca della verità, tanto da stravolgere l'agenda parlamentare per approvarlo in fretta e furia, meglio se quando i cittadini sono in vacanza.

Così agiscono appunto i ladri. Tanto più che diventa ogni giorno più difficile darla a bere alla famosa gente, nonostante tutte le loro televisioni e le legioni di giornalisti servi e contenti. È difficile convincere le istituzioni, dal Quirinale alla presidenza della Camera, perfino gli stessi parlamentari della maggioranza, dell'assoluta, quasi sacra urgenza di un'altra guerra di casta contro magistrati e giornalisti nell'Italia dilaniata da disoccupazione e sfiducia

E' una legge anti-italiana. Sono loro gli anti-italiani, ha detto Saviano. Diffamano l'immagine del nostro Paese all'estero, riducendola a quella di una repubblica delle banane. Per due motivi. Entrambi evidenti dalle reazioni di queste settimane. Il primo è che la classe dirigente al potere non si riconosce nel valore comune della Costituzione. Non esiste d'altra parte una democrazia al mondo dove il governo, sia di destra o di sinistra, attacchi un giorno sì e l'altro pure il patto comune. Il berlusconismo si conferma sempre di più nella sua natura eversiva, ormai apertamente anti-costituzionale. Vengono da un'altra storia, parlano un'altra lingua, hanno altri valori. Hanno altri eroi. Un mafioso assassino e trafficante d'eroina, per esempio. Scambiano l'omertà mafiosa per coraggio, così come scambiano la censura per privacy.

L'altro motivo, strettamente collegato, è che abbiamo al potere la classe dirigente più corrotta dell'Occidente e della storia repubblicana. Non sono impressioni o valutazioni politiche. Sono dati. Ai tempi di Tangentopoli si calcolava che gli italiani versassero alla corruzione politica ogni anno il valore di "un'altra finanzaria". Oggi, secondo la Corte dei Conti, la tassa della corruzione è di sessanta miliardi all'anno, il triplo di una finanziaria.
Questi sono i fatti, che nessun bavaglio ci impedirà di continuare a raccontare. La giornata di piazza Navona è stato un passaggio di una battaglia che continuerà nelle piazze, nelle istituzioni, in Parlamento, sui giornali, sulla rete. Finché non saremo tutti rassegnati all'impunità dei banditi, oppure finché la casta non si arrenderà alle regole della democrazia.
(02 luglio 2010)

mercoledì 23 giugno 2010

VIA LIBERA ALLE CENTRALI NUCLEARI - CONSULTA RESPINGE RICORSI

— 23 giugno 2010 — ROMA - La Corte Costituzionale - secondo quanto si è appreso - ha rigettato i ricorsi sollevati da dieci Regioni sulla legge delega del 2009 sul nucleare, dichiarandoli in parte infondati e in parte inammissibili.
A impugnare la legge n. 99 del 2009 che ha conferito al governo la delega per la riapertura degli impianti nucleari in Italia sono state Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Basilicata, Lazio, Calabria, Marche, Emilia Romagna e Molise.
Anche il Piemonte aveva fatto ricorso alla Consulta che però la nuova giunta guidata dal leghista Roberto Cota ha deciso di ritirare. Numerosi i profili di illegittimità della legge delega lamentati dalle Regioni.
Al governo è stata contestata soprattutto l'assenza di intesa e raccordo con ciascuna delle Regioni interessate dalla scelta dei siti delle centrali; i criteri e le modalità di esercizio del potere sostituivo dell'esecutivo centrale in caso di mancato accordo; la possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione; la procedura che prevede una autorizzazione unica (e non a livello locale) sulle tipologie di impianti per la produzione di energia nucleare rilasciata previa intesa della Conferenza unificata e dopo delibera del Cipe.
I giudici della Consulta, dopo aver ascoltato ieri in udienza pubblica gli avvocati delle Regioni e l'avvocato generale dello Stato per conto del governo, hanno affrontato la questione nella camera di consiglio di oggi pomeriggio. Sarà dalla lettura delle motivazioni della sentenza - scritte dal vicepresidente Ugo De Siervo - che si comprenderà quali siano le competenze che la Consulta ha ritenuto prevalenti nel settore del nucleare alla luce della riforma del titolo V della Costituzione. La tutela dell'ambiente e della salute sono infatti di competenza statale, ma queste devono confrontarsi con le competenze regionali concorrenti in materia di energia e di governo del territorio. Quella di oggi non sarà comunque la parola definitiva della Consulta sul nucleare: oltre che sulla legge delega, i giudici costituzionali dovranno pronunciarsi anche sul decreto delegato del 15 febbario scorso, nel frattempo impugnato da alcune regioni (Emilia Romagna, Toscana e Puglia).

POSSIBILI SITI PER IL RITORNO ALL'ATOMO
Dopo che la Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi sollevati da dieci Regioni sulla legge delega del 2009 sul nucleare, dichiarandoli in parte infondati e in parte inammissibili cade anche l'ultimo ostacolo di rilievo per il ripristino dell'atomo in Italia. Ora, il primo passo necessario ad avviare la fase di ritorno dell'Italia al nucleare sarà quello di scegliere i siti che ospiteranno le centrali. Operazione per la quale, secondo il governo, ci vorranno circa tre anni. I criteri per la scelta sono stati dettagliati più volte: l'European Pressurized Reactor (EPR) di tecnologia francese - quello che sbarcherà in Italia - richiede zone poco sismiche, in prossimità di grandi bacini d'acqua senza però il pericolo di inondazioni e, preferibilmente, la lontananza da zone densamente popolate. Non a caso il decreto legislativo varato dal Consiglio dei ministri a dicembre, che mira a indicare le aree che potranno essere scelte dagli operatori per la costruzione delle prossime centrali nucleari, indica una serie di parametri ambientali, fra cui popolazione e fattori socio-economici, qualità dell'aria, risorse idriche, fattori climatici, valore paesaggistico e architettonico-storico. Secondo il decreto, i siti che decideranno di ospitare le centrali potranno ottenere bonus sostanziosi, intorno ai 10 milioni di euro l'anno, destinati sia agli enti locali che ai residenti nelle zone in questione. Fra i nomi che puntualmente ritornano, al di là delle dichiarazioni contrarie di alcuni presidenti di Regione, ci sono quelli già scelti per i precedenti impianti, poi chiusi in seguito al referendum del 1987: Caorso, nel Piacentino, e Trino Vercellese (Vercelli), entrambi collocati nella Pianura Padana e quindi con basso rischio sismico ed alta disponibilità di acqua di fiume. Fra i luoghi più papabili, anche Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, che unisce alla scarsa sismicità la presenza dell'acqua di mare. Secondo altri, fra cui i Verdi e Legambiente, il quarto candidato ideale è Termoli, in provincia di Campobasso, mentre in altre circostanze si è fatto il nome di Porto Tolle, a Rovigo, dove c'é già una centrale a olio combustibile in processo di conversione a carbone pulito. Gli altri nomi che ricorrono più spesso sono Monfalcone (in provincia di Gorizia) Scanzano Jonico (Matera), Palma (Agrigento), Oristano e Chioggia (Venezia).

domenica 13 giugno 2010

VEDELAGO (TV) INAUGURA BIOSCUOLA ECOLOGICA MA FA SCALPORE ASSENZA INNO DI MAMELI

Eravamo allenati alle varie sortite dei deputati leghisti ma non ci saremo mai aspettati che l’Inno Nazionale venisse rimpiazzato dal celebre Va, pensiero di Verdi. Luca Zaia, arrivato all’inaugurazione di una nuova scuola primaria di Fanzolo di Vedelago (Treviso), ha preteso di sostituire l’esecuzione dell’inno di Mameli con Va pensiero. L’inno italiano, l’inno istituzionale per tutte le cariche dello stato. “Niente inno italiano finché ci sono io“. Meglio il «Va’ pensiero». La scelta scriteriata del Presidente della Regione Veneto, ha scatenato la polemica contro la Lega Nord, già sotto tiro dopo che, il 2 giugno, i suoi avevano disertato la Parata dei Fori imperiali e che Roberto Maroni aveva fatto eseguire a una cerimonia ufficiale La gattà di Gino Paoli al posto dell’inno di Mameli. Il cambio di programma, secondo quanto riportato dal quotidiano locale, La Tribuna di Treviso, avrebbe fatto infuriare in particolar modo la direttrice dell’ufficio scolastico regionale, Carmela Palumbo, che si sarebbe riservata di denunciare il suo sdegno all’assessore regionale Elena Donazzan.
Ma tra gli indignati c’è anche il deputato del Pdl Fabio Gava, presente all’evento. Stando ad alcune indiscrezioni, sarebbe pronto a presentare un’interrogazione parlamentare sul tema. Insomma ieri mattina l’inno italiano a Vedelago non c’è stato. Nemmeno dopo la partenza del presidente Zaia. Dell’evento di discute molto in paese e non solo. Per i prossimi giorni si preparano già le polemiche tra Pdl e Lega Nord. L’episodio purtroppo ha messo in ombra il vero motivo dell’incontro, ovvero la presentazione della nuova bio-scuola di Fanzolo. Una struttura in grado di ospitare 125 bambini e costruita seguendo i migliori dettami della nuove tecnologie per il risparmio energetico. Dotata di sonde geotermiche, pannelli fotovoltaici, legno e di un sistema di riciclo dell’acqua piovana. L’edificio ha raggiunto la «Classe Casa Clima B» con consumi inferiore ai 50 kWh per m2 all’anno. Ciò significa che la scuola può essere chiamata «edificio da 5 litri» perché ogni anno per il riscaldamento e la climatizzazione servono solo 5 litri di gasolio (o nel caso specifico 5 metri cubi di gas metano) per ogni metro quadrato di superficie.

“Zaia ha fatto sostituire Mameli con il Và pensiero? Non mi sembra possibile, anche perché il Và pensiero è ancora più patriottico dell’inno di Mameli, e dunque sarebbe contraddittorio per un leghista. Comunque, se fosse vero, sarebbe grave, perché non spetta a un governatore far sostituire l’inno italiano” ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Critico nei confronti di Zaia anche Farefuturo Web Magazine: “un mese senza criticare la Lega. Ci toccherebbe – viene spiegato – ripetere sempre le stesse cose, ricordare i principi fondamentali della nostra Repubblica, qualche nozione di diritto internazionale, un po’ di solidarietà e carità cristiana. E poi perché non conviene prestarsi al gioco. Ma soprattutto perché mentre la Lega si occupa di rassicurare il suo elettorato a suon di proclami, noi vorremmo tifare la nostra Nazionale in santa pace, dato che la loro ha già giocato“.

“L’ultima di queste sparate (trita e ritrita) – continua l’articolo – arriva da Zaia: niente Fratelli d’Italia, meglio il Và pensiero. E la penultima, qualche giorno fa, arrivava dal Piemonte governato dal giovane Cota: assumiamo professori e supplenti che siano solo “del territorio”. Qualche reazione, qualche sussulto, un po’ di indignazione, le solite repliche puntute leghiste e, per ora, basta. Ma tra lezioni di dialetto, esami di cultura locale, graduatorie regionali (che a dire il vero sono state proposte anche, più o meno velatamente, da alcuni esponenti del Pdl), inni mancanti e tricolori usati per altri fini, queste nuove «sparate» pare di averle sentite già mille volte. E hanno buone probabilità di fare la stessa fine. Nel nulla. Insomma, la parabola delle boutade leghiste è ormai abbastanza chiara. Effetto annuncio (solitamente quando ci sono elezioni in vista o trattative politiche “romane”), dibattiti infuocati sui media e poi il silenzio. Alle volte al silenzio si affianca il fallimento della proposta. Insomma, l’abbiamo capito: perchè preoccuparsi?. Oltretutto, sarà il caldo, sarà la voglia di vacanze, sarà che sono più di tre lustri che sognano la Secessione, ma i leghisti non hanno più lo smalto di una volta. Le loro “sparate” sono un po’ più stanche, un po’ più appannate, ma soprattutto molto più prevedibili. E anche, non ce ne vogliano gli amici del Carroccio, molto più innocue“.

”Se fosse vero che il ministro Zaia ha preteso di non far suonare l’inno nazionale per l’inaugurazione di un plesso scolastico in Veneto sarebbe da chiedere che il Governo ne riferisse nell’aula della Camera – ha dichiarato Emanuele Fiano del Partito Democratico -. Ovviamente non sarà vero e non ve ne sarà bisogno perché sarebbe pazzesco che un ex ministro della Repubblica, mentre a centinaia di servitori del paese, per esempio poliziotti e militari, viene chiesto anche in queste ore di continuare a difendere la sicurezza e i simboli di questo Paese vi sia un uomo di governo che irride il concetto di unità d’Italia”. Nessuna giustificazione a un gesto del genere può essere trovata secondo Andrea Martella (Pd): “Si tratta di un atto sovversivo, che va contro l’Italia e gli italiani. Ed è ancora più imperdonabile perchè compiuto, durante l’inaugurazione di una scuola pubblica, per volontà di un uomo che guida un’istituzione democratica“.

“Se corrisponde al vero siamo di fronte a un un fatto gravissimo che condanniamo con forza e chiediamo al governo di prenderne le distanze con il gesto di Zaia senza se e senza ma. Questa volta si tratta di un gesto sprezzante e intollerabile che umilia il Paese e la Costituzione” afferma Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera. La stessa posizione assume Luigi de Magistris, eurodeputato dell’Idv. ”Se veramente il governatore del Veneto Zaia ha deciso la sostituzione dell’inno di Mameli durante un’occasione in cui rivestiva un ruolo istituzionale – ha detto -, saremo di fronte ad un atto tanto tracotante quanto offensivo verso il Paese, oltre che indegno verso la carica stessa che Zaia ricopre”. E aggiunge: ”Non una novità purtroppo, ma l’ennesimo episodio di disprezzo e offesa verso la Repubblica e la storia nazionale a cui questa forza razzista e secessionista ci ha abituati“.

“Zaia vieta l’inno di Mameli. Si vergogni. Amiamo il Veneto e siamo fieri di essere italiani” commenta Antonio De Poli (Udc), secondo cui “il primo cittadino di una regione dovrebbe dare il buon esempio di rispetto verso le istituzioni. Zaia dovrebbe tenere ben a mente che rappresenta i veneti e quando interviene in qualità di governatore non si deve permettere di calpestare la nostra storia. Lancio un appello: appendiamo la nostra bandiera fuori dalle case“.

http://www.ultimenotizie.tv/notizie-politiche/luca-zaia-vieta-linno-di-mameli-un-oltraggio-alla-nazione.html

mercoledì 9 giugno 2010

BANCAROTTA COMUNI? PIU' IMPOSTE SUI RICCHI PER DARE AI POVERI !!

La crisi riapre la questione della distribuzione. Le ragioni a favore della via più ovvia e dimenticata: ridurre i redditi di chi ha di più, per sostenere gli altri

La crisi economica attuale riapre inevitabilmente la questione della redistribuzione del reddito. Se il prodotto lordo diminuisce, qualcuno in patria deve vedere ridotti i suoi redditi. Chi? In questo articolo si farà una proposta precisa: devono essere ridotti i redditi dei ricchi, onde sostenere quelli dei poveri. Può sembrare ovvio, e infatti lo è. Se il mondo della politica fosse governato dal buon senso potrei fermarmi qui, anzi non avrei avuto alcun motivo di scrivere questo articolo. C'è la crisi, i ricchi devono aiutare i poveri. Ma a quanto pare la perdita di cultura della sinistra è tale che è purtroppo necessario dimostrare che (a) i ricchi hanno abbastanza soldi per pagare la crisi e (b) che il far pagare la crisi ai ricchi non è affatto in contrasto con la teoria economica - anzi. Il prossimo paragrafo sarà dedicato al punto (a), e quello successivo al punto (b). Un breve paragrafo ulteriore aggiungerà alcune considerazioni di carattere sociale e politico. L'ultimo contiene una proposta.

Quanti sono i ricchi, e quanto sono ricchi?

L'Istat svolge periodicamente un'indagine campionaria sulla distribuzione del reddito netto famigliare. La pubblicazione dei dati è un po' strana; fino al 2008 (con i dati relativi al 2006) comparivano in forma tabellare, ma nel 2009 compare solo un grafico. Essi comunque consentono una stima approssimativa ma attendibile di quanti sono i ricchi, e anche di quanto sono ricchi.

E' bene dire due parole sui calcoli effettuati per ottenerla. Ho considerato ricche, in modo inevitabilmente arbitrario, le famiglie che hanno un reddito netto di almeno 60.000 euro all'anno (circa 66.000 se si considerano gli affitti imputati). Questa soglia può sembrare bassa, ma è quella che assumo rendere assai poco dolorosa l'aliquota che verrà proposta. Le famiglie che superano i 60.000 euro di reddito annuo netto erano circa 3.100.000, con un reddito medio di circa 80.000 euro per famiglia.

Assumo come scenario che i ricchi, come sopra definiti, vengano sottoposti a un'imposta straordinaria di solidarietà del 5% del reddito netto. Si tratta palesemente di una cifra sostenibile. E' appena il caso di sottolineare che è una riduzione molto minore di quella che subiscono le famiglie dei lavoratori in cassa integrazione o disoccupati. In effetti, non esiste nessuna ragione di equità che impedisca un'aliquota superiore, diciamo il 10; ce ne sono anzi parecchie che la favoriscono. Come che sia, un'aliquota del 5% consente già di incamerare circa 13,6 miliardi di euro. Fin qui abbiamo parlato di tassazione dei redditi, ma se guardiamo alla ricchezza otteniamo dei dati ancora più suggestivi. Secondo i dati forniti dall'Associazione Italiana Private Banking, in Italia c'erano alla fine del 2008 594.000 "super ricchi", vale a dire soggetti con un patrimonio finanziario (quindi esclusi terreni ed edifici) superiore a 500.000 euro; 18.000 circa, i "super-super-ricchi", superavano i 5 milioni di euro. Il valore complessivo del patrimonio finanziario dei ricchi era di circa 780 miliardi (più o meno la metà del Pil italiano di un anno), e quello del patrimonio dei superricchi di circa 195 miliardi, con una media per questi ultimi di 10.833.000 euro. Credo che ben pochi potrebbero opporsi a una tassazione dell'1% all'anno per qualche anno (cioè fin che dura l'emergenza) su questi importi. Si tratta di una manovra molto mite, certo non da "comunisti feroci nemici della proprietà privata"; eppure basterebbe a produrre quasi 8 miliardi di euro. L'aggiunta di un'aliquota poco più alta sui redditi più alti (ed eventualmente di una più bassa su redditi elevati ma inferiori a 60.000 euro) e la tassazione della ricchezza dei super-superricchi per un'aliquota aggiuntiva più alta (ed eventualmente anche di quella dei quasi-superricchi) consente agevolmente di arrivare a 25 miliardi di euro all’anno. Una valida indicazione della sua portata è questa: 25 miliardi di euro consentirebbero di assegnare circa 240 euro al mese a ciascuna di quel (lo sottolineo) venti per cento circa delle famiglie che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese (dati Istat).

A cosa servono i ricchi?

E' possibile, tuttavia, che tassare i ricchi sia dannoso per la società nel suo complesso. E' ovvio che non è così, ma come dicevo è bene spiegare perché non lo è. Ci sono quattro ragioni per cui tassare i ricchi potrebbe essere inutile o controproducente. Due sono ovvie, e le abbiamo già confutate. La prima è che i ricchi possono essere troppo pochi perché tassarli sia risolutivo: abbiamo visto che non è così. La seconda è che la "punizione" dei ricchi può togliere la voglia di diventare ricchi, e quindi danneggiare il sistema di incentivi su cui si basa l'economia. A parte altre considerazioni, abbiamo visto che la tassazione dei ricchi può essere molto proficua anche con aliquote non punitive.

Le altre due ragioni sono più sottili, e più legate alla teoria economica. La prima è che i ricchi consumano in proporzione meno dei poveri, e quindi investono di più. La seconda è che la retribuzione dei ricchi corrisponde a quanto essi conferiscono alla società, quindi se li si pagasse di meno la società non ci guadagnerebbe. Entrambi gli argomenti sono palesemente falsi, perlomeno nel caso specifico. E' vero che la riduzione di reddito causata dalla tassazione qui suggerita andrebbe perlopiù a scapito del risparmio. Un po' di calcoli consentono però di stimare che la disponibilità di capitale calerebbe del 6 per mille circa. E' molto difficile immaginare che questa cifra possa avere effetti significativi sui tassi di interesse del debito pubblico o privato e sulla disponibilità di capitale per le imprese private. E comunque è molto probabile che l'iniezione di 25 miliardi di domanda stimolerebbe gli investimenti molto più di quanto la riduzione di risparmio corrispondente li farebbe diminuire. Il secondo argomento è ancora meno credibile. Esso implica che se il reddito di Marchionne passasse dai 4,87 milioni di euro annunciati dai giornali a (poniamo) 3 milioni di euro, la Fiat ci perderebbe 1,87 milioni di euro. Se preferite, che Marchionne non avrebbe accettato di lavorare alla Fiat per, poniamo, "solo" 3 milioni di euro. E più in generale, che se riduciamo del 5% il reddito di un ricco, il valore della sua produzione diminuirebbe del 5%. Tutto ciò è palesemente falso; e il motivo è che il ragionamento teorico che sta alla base di queste conclusioni vale solo per un'economia di concorrenza perfetta. E' assolutamente evidente che una buona parte dei redditi dei ricchi di cui stiamo parlando dipende proprio dal fatto che non c'è concorrenza perfetta, e spesso nemmeno imperfetta. Non varrebbe la pena in effetti occuparsi di queste argomentazioni, se non per un interessante corollario: la stessa teoria che ci dice che in concorrenza perfetta un ricco guadagna ciò che egli contribuisce alla società, ci dice anche che quando ciò non avviene il suo guadagno è eccessivo rispetto alle esigenze della società. Se la società può impiegare meglio dei ricchi stessi il loro guadagno in eccesso, non esistono ragioni di efficienza (e ovviamente tanto meno di equità) che impediscono di portarglielo via.

Brevissime considerazioni sociali e politiche

Oltre a quelle economiche, ci sono alcune ovvie considerazioni sociali che suffragano la validità della manovra qui suggerita. E ci sono anche degli aspetti politici: li riassumo ricordando lo splendido studio di B. Ehrenreich sulla povertà negli Stati Uniti, che si chiude con l'osservazione che i poveri non possono essere cittadini di uno stato democratico, perché per loro la democrazia è come se non ci fosse (B. Ehrenreich, Una paga da fame, Feltrinelli, 2001). Quindi, oggi come ieri, redistribuire dai ricchi ai poveri è necessario anche per difendere, e possibilmente sviluppare, la democrazia. Ma c'è anche un altro aspetto, altrettanto importante e meno ovvio. La manovra qui proposta implica che si metta l'accento sulla solidarietà: c'è la crisi, chi può aiuti chi non può. Purtroppo, affermare oggi questo principio, sopratutto in Italia, non è affatto scontato. E potrebbe essere un momento importante di una rivoluzione culturale assolutamente necessaria, che porti appunto ad instaurare un'etica della solidarietà al posto di quella della furberia.

Una proposta

Nel paragrafo due abbiamo visto che i ricchi hanno abbastanza soldi, e nel paragrafo tre che non esistano requisiti di efficienza che impediscano di portargliene via un po'. Giungiamo allora alla conclusione inevitabile che la sinistra può e deve mettere al centro della sua politica la proposta "togliamo ai ricchi per dare ai poveri" (a scanso di equivoci, questa proposta non è alternativa a quella che deve essere la principale battaglia per la redistribuzione, e cioè la lotta all'evasione fiscale. Dal momento che la maggior parte degli evasori significativi sono anche ricchi, questo articolo vale anzi come smentita dell'ipotesi, piuttosto diffusa, che la lotta all'evasione "distrugga" l'economia).

Bisogna avere chiaro che questa proposta è conflittuale. Ma da che mondo è mondo la questione della redistribuzione del reddito è sempre stata conflittuale, tranne che in quei non auspicabili casi in cui il saccheggio di qualcun altro offriva risorse per tutti. Questo conflitto va quindi organizzato e gestito. In particolare, occorre definire anche tecnicamente le forme in cui la tassazione va implementata. E' evidente per esempio che le dichiarazioni Irpef non sono sufficienti. Tassare i ricchi è complicato, anche se sicuramente non impossibile; non basta volerlo fare. Però volerlo fare è sicuramente il primo e imprescindibile passo. Il lavoro di studio ed elaborazione, assolutamente necessario, non può nemmeno essere iniziato se non è inserito in una proposta politica chiara e, appunto, chiaramente conflittuale.

Mi permetto di fare una proposta di questo tipo. La lotta che sta nascendo intorno al referendum sulla privatizzazione dell'acqua sta insegnando due cose: che esiste una enorme massa di gruppi locali, radicati sul territorio sui più disparati argomenti, disposti a impegnarsi in una lotta su temi generali; e che questa lotta può essere condotta senza che i gruppi abbandonino la loro specificità di collocazione territoriale e di settore di impegno. Il modello di questa lotta potrebbe essere utilizzato anche sul tema della redistribuzione. Per esempio, in vista delle elezioni del 2013 si potrebbe organizzare una raccolta nazionale di firme di elettori che si impegnano a votare solo per quei candidati che abbiano pubblicamente sottoscritto un documento non equivoco che impegna il Parlamento ad elaborare una legge per togliere ai ricchi e dare ai poveri.

Guido Ortona

http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/Piu-imposte-sui-ricchi-per-dare-ai-poveri-4640


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sabato 17 aprile 2010

LETTERA DI ROBERTO SAVIANO A BERLUSCONI DOPO ACCUSE A GOMORRA

Mafia, Berlusconi: "Non è così potente ma è famosa per colpa della Piovra e Gomorra"
l presidente del consiglio torna ad attaccare le opere che parlano di criminalità "Risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta perchè se ne parla"

ROMA - Il governo ha fatto tantissimo contro la criminalità organizzata: "Abbiamo superato le 500 operazioni di polizia giudiziaria, che hanno portato a quasi 5000 arresti di presunti appartenenti a organizzazioni criminali". Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa con il titolare del Viminale, Roberto Maroni, a Palazzo Chigi, rivendica i risultati, sferrando un affondo contro chi, in tv e in libreria, affronta il tema della criminalità. Berlusconi sottolinea che "la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta" anche per i film e le fiction che ne hanno parlato, come "le serie della Piovra" e in generale "la letteratura, Gomorra e tutto il resto".

Non è la prima volta che Berlusconi se la prende con chi avrebbe, a suo dire, fatto pubblicità alla mafia. Lo aveva già fatto lo scorso novembre quando aveva detto chiaro e tondo di voler "strozzare" chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia "che non ci fanno fare una bella figura". Un affondo che però, si era rivelato un boomergang. "La piovra è roba di tanti anni fa, mentre le fiction tv più recenti sulla mafia, da Il capo dei capi a quelle su Falcone e Borsellino, le ha fatte suo figlio per Mediaset. Quando Gomorra è stato scritto ed è diventato di successo internazionale, le immagini sullo scandalo immondizia e i problemi della camorra avevano già prima fatto il giro del mondo" gli aveva risposto Michele Placido, il popolare commissario Cattani proprio nella Piovra.


LETTERA DI ROBERTO SAVIANO PUBBLICATA SU REPUBBLICA - 17/4/2010

"Il premier mi vuole zittire ma sui clan non tacerò mai"

Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di "supporto promozionale alle cosche". Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d'Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt'ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire.
è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un'espressione ancor prima di divenire il nome di un'organizzazione.
Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?

Il ruolo della 'ndrangheta, della camorra, di Cosa nostra è determinato dal suo volume d'affari - cento miliardi di euro all'anno di profitto - un volume d'affari che supera di gran lunga le più granitiche aziende italiane. Questo può non esser detto? Lei stesso ha presentato un dato che parla del sequestro alle mafie per un valore pari a dieci miliardi di euro. Questo significa che sono gli scrittori ad inventare? Ad esagerare? A commettere crimine con la loro parola? Perché? Michele Greco il boss di Cosa Nostra morto in carcere al processo contro di lui si difese dicendo che "era tutta colpa de Il Padrino" se in Sicilia venivano istruiti processi contro la mafia. Nicola Schiavone, il padre dei boss Francesco Schiavone e Walter Schiavone, dinanzi alle telecamere ha ribadito che la camorra era nella testa di chi scriveva di camorra, che il fenomeno era solo legato al crimine di strada e che io stesso ero il vero camorrista che scriveva di queste storie quando raccontava che la camorra era impresa, cemento, rifiuti, politica.


Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Perché quando la parola rende cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi, è in quell'istante che sta chiamando un intervento di tutti, un impegno di molti, una decisione che non riguarda più solo addetti ai lavori e cronisti di nera. Le ricordo le parole di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone pronunciate poco prima che lui stesso fosse ammazzato. "La lotta alla mafia è il primo problema da risolvere ... non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni le spinga a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone quando in un breve periodo di entusiasmo mi disse: la gente fa il tifo per noi. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale dà al lavoro dei giudici, significava soprattutto che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze".

Il silenzio è ciò che vogliono. Vogliono che tutto si riduca a un problema tra guardie e ladri. Ma non è così. E' mostrando, facendo vedere, che si ha la possibilità di avere un contrasto. Lo stesso Piano Caserta che il suo governo ha attuato è partito perché è stata accesa la luce sull'organizzazione dei casalesi prima nota solo agli addetti ai lavori e a chi subiva i suoi ricatti.
Eppure la sua non è un'accusa nuova. Anche molte personalità del centrosinistra campano, quando uscì il libro, dissero che avevo diffamato il rinascimento napoletano, che mi ero fatto pubblicità, che la mia era semplicemente un'insana voglia di apparire. Quando c'è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l'allarme? Guardando a chi ha pagato con la vita la lotta per la verità, trovo assurdo e sconfortante pensare che il silenzio sia l'unica strada raccomandabile. Eppure, Presidente, avrebbe potuto dire molte cose per dimostrare l'impegno antimafia degli italiani. Avrebbe potuto raccontare che l'Italia è il paese con la migliore legislazione antimafia del mondo. Avrebbe potuto ricordare di come noi italiani offriamo il know-how dell'antimafia a mezzo mondo. Le organizzazioni criminali in questa fase di crisi generalizzata si stanno infiltrando nei sistemi finanziari ed economici dell'occidente e oggi gli esperti italiani vengono chiamati a dare informazioni per aiutare i governi a combattere le organizzazioni criminali di ogni genealogia. E' drammatico - e ne siamo consapevoli in molti - essere etichettati mafiosi ogni volta che un italiano supera i confini della sua terra. Certo che lo è. Ma non è con il silenzio che mostriamo di essere diversi e migliori.

Diffondendo il valore della responsabilità, del coraggio del dire, del valore della denuncia, della forza dell'accusa, possiamo cambiare le cose.

Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l'immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento. Questa è l'unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan. Credo che nella battaglia antimafia non ci sia una destra o una sinistra con cui stare. Credo semplicemente che ci sia un movimento culturale e morale al quale aspirare. Io continuerò a parlare a tutti, qualunque sarà il credo politico, anche e soprattutto ai suoi elettori, Presidente: molti di loro, credo, saranno rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole. Chiedo ai suoi elettori, chiedo agli elettori del Pdl di aiutarla a smentire le sue parole. E' l'unico modo per ridare la giusta direzione alla lotta alla mafia. Chiederei di porgere le sue scuse non a me - che ormai ci sono abituato - ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando. Io sono un autore che ha pubblicato i suoi libri per Mondadori e Einaudi, entrambe case editrici di proprietà della sua famiglia. Ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della Mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così. E non so se lo sarà per tutti gli autori che si sono occupati di mafie esponendo loro stessi e che Mondadori e Einaudi in questi anni hanno pubblicato. La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall'accusa di essere editor, uffici stampa, dirigenti, "comprati". E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E' da loro che voglio risposte.

Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.
©2010 Roberto Saviano/
Agenzia Santachiara


(17 aprile 2010)

domenica 11 aprile 2010

BERLU BUGIARDO O SCHIZOFRENICO DICE NAPOLITANO - MAURO- IN MEZZ'ORA

La Repubblica 11/4/2010
L'EDITORIALE

L'ultima sfida del Cavaliere al Quirinale
di EUGENIO SCALFARI


OGGI bisognerebbe parlare delle famose riforme. Ne parlano tutti: la Lega che vuole il federalismo compiuto e si acconcia a farlo marciare insieme al presidenzialismo e alla "grande grande" riforma della giustizia per tenere agganciato Berlusconi; l'opposizione che si dichiara disponibile a leggere le carte del centrodestra per giudicarle nel merito ma intanto pone come pregiudiziale provvedimenti economici a sostegno dei consumi e dei redditi più bassi; il ministro dell'Economia che preannuncia entro tre anni la "madre delle riforme", quella del fisco "dalle persone alle cose"; il presidente del Consiglio che, tra tutte, rilancia il presidenzialismo nelle sue varie versioni possibili e in particolare quella francese ma senza modificare la legge elettorale vigente in Italia. Infine ne ha parlato Giorgio Napolitano in varie recenti occasioni, l'ultima delle quali venerdì scorso da Verona.

Che cosa ha detto Napolitano? Ha detto che è necessario modernizzare lo Stato, che il federalismo è la prospettiva concreta per iniziare questo percorso, che esso deve essere concepito come uno strumento di autonomia delle istituzioni locali e deve servire a rafforzare l'unità del paese e la perequazione tra le sue aree territoriali. Di fronte a questo compito, di per sé immane, la riforma della "governance" del paese passa in seconda linea (così ha detto Napolitano) nell'ordine delle priorità perché rischia di introdurre nuovi elementi di divisione e di confusione.

In questi stessi giorni il presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere la legge sui contratti di lavoro da lui considerata inadeguata e per certi aspetti di dubbia costituzionalità; ha invece promulgato quella sul legittimo impedimento nonostante i rilievi di presunte incostituzionalità formulati da tutta l'opposizione, da molti giuristi e dalla magistratura associata.

Insomma una miriade di tesi, ipotesi, convergenze, divergenze tra gli opposti schieramenti e all'interno dei medesimi; una crescente confusione di lingue e di interessi che alimenta l'indifferenza ostile dei cittadini e la loro separazione dalla politica e dalle istituzioni.

Emerge comunque la volontà berlusconiana di dare una spallata definitiva alla Costituzione repubblicana sostituendola con un regime autoritario, un Parlamento di "cloni" plebiscitati, un potere giudiziario frantumato e subordinato all'esecutivo. Questo sbocco era inevitabile, è stato covato negli scorsi dieci anni ed ora da quelle uova non usciranno teneri pulcini ma serpenti a sonagli.
In uno degli angoli del ring c'è Silvio Berlusconi, nell'altro, almeno per il momento, nessuno, o meglio un capannello di persone niente affatto concordi tra loro dalle quali sembra difficile estrarre un valido "competitor".

Giorgio Napolitano dovrebbe arbitrare la partita dalla quale potrebbe uscire una Repubblica ammodernata ma fedele ai principi dello Stato di diritto e della libertà, oppure un autoritarismo plebiscitario. L'arbitro potrà compiere il suo ufficio in assenza di uno dei due "competitors"? Oppure finirà, contro le sue intenzioni, col prender lui il posto nell'altro angolo del ring? E quale sarà in tal caso il finale di partita?

* * *

Il sipario si apre su tre scenari. Il primo si svolge il 1° aprile al Quirinale. Colloquio Napolitano-Berlusconi, presente Letta. Comincia distesamente ma si conclude nel gelo più assoluto. Il premier mette sotto accusa lo staff giuridico di Napolitano il quale gli risponde che si tratta di "validissimi servitori dello Stato" che collaborano con lui per valutare la conformità delle leggi con la Costituzione. Il premier rinnova le critiche, Napolitano ritiene concluso l'incontro e lo congeda. Poche ore dopo arriva da Palazzo Chigi una telefonata del premier che si scusa delle parole "sopra le righe" che attribuisce al nervosismo e allo stress della campagna elettorale da poco conclusa. "Non si ripeterà mai più" promette. "Ha la mia parola".

La seconda scena viene recitata a Parigi. Accanto ad un Sarkozy alquanto stupito da quel che sente in traduzione nel suo auricolare, il premier italiano annuncia "la riforma delle riforme": proporrà agli italiani il semipresidenzialismo alla francese, ma con una variante non da poco, la legge elettorale resterà quella attuale con i parlamentari indicati dagli apparati dei partiti e voterà il giorno stesso in cui si vota per il capo dello Stato con suffragio popolare diretto.

Quello stesso giorno, 9 aprile, prima di partire per Parigi Berlusconi aveva chiamato il Quirinale per ringraziare Napolitano d'aver promulgato la legge sul legittimo impedimento; gli aveva preannunciato che la stagione della riforme era finalmente arrivata. Tra queste ci sarebbe anche stata la proposta del semipresidenzialismo da lui "ripescata soltanto per fare un favore a Fini".

Ma parlando poche ore dopo da Parigi si era visto che non si trattava affatto di un ripescaggio (dal quale peraltro Fini si era immediatamente e clamorosamente smarcato) bensì di un obiettivo a lungo coltivato e gettato sul tavolo subito dopo le Regionali per farlo accettare dalla Lega in cambio del federalismo. B. B., Berlusconi e Bossi. Due alleati o due compari? Presidenzialismo e federalismo regionale. Tasse da ridurre nelle aliquote dell'Irpef e nello spostamento "dalle persone alle cose".
Che vuol dire? Le cose sono gli immobili, gli oggetti, i beni e i servizi acquistati, cioè i consumi. L'elemento della progressività scompare nelle tasse sui consumi.
Comunque per ora non si entra nei dettagli, ci penserà Tremonti tra tre anni sempre che, tra tre anni, la crisi sia terminata o non invece tuttora in pieno svolgimento dal punto di vista dell'occupazione e del reddito, come molti osservatori qualificati prevedono. Quel che è certo, Tremonti dovrà rientrare di almeno mezzo punto di deficit nel 2011 e di tre quarti di punto nel 2012, vale a dire rispettivamente di 8 e di 12 miliardi. Come antipasto all'abbattimento delle imposte non sembra affatto appetitoso.

* * *

La terza scena va in onda ieri dal convegno confindustriale di Parma. A mezzogiorno e mezza Berlusconi comincia l'arringa, diretta ad una platea di industriali piccoli, medi, grandi. Marcegaglia in prima fila col suo discorso in tasca che sarà pronunciato subito dopo quello del premier.
Il quale comincia come al solito: la crisi è finita o quasi, il declino non c'è stato e non ci sarà, l'economia italiana è competitiva più di tutte le altre in Europa, la società è coesa, le esportazioni vanno bene e andranno sempre meglio se sapranno dirigersi verso la Cina, l'India, la Russia. Le tasse ovviamente saranno abbassate e gli ammortizzatori sociali sono operanti e sufficienti.

Tremonti è al timone e fa benissimo. Il programma del Pdl e quello della Confindustria sono assolutamente identici "perciò qui sono a casa mia".
Segue la consueta illustrazione dei meriti acquisiti dal governo: l'Ici abolita, l'Alitalia salvata, i rifiuti di Napoli risolti, il terremoto dell'Aquila eccetera. Ma...
Ma da un certo momento in poi l'oratore passa bruscamente dal regno dell'amore a quello dell'odio. Chi l'ha visto a Parma ne descrive il volto di nuovo contratto sotto il cerone e i capelli dipinti sulla fronte. Nei telegiornali non ce n'è traccia perché quei passaggi sono stati "silenziati".

Nelle agenzie addirittura omessi.
Perciò ricorriamo al testo letterale, talvolta la pura cronaca si commenta da sola.
"Il governo italiano non è in grado di governare nel quadro del sistema vigente. Non può paragonarsi a nessun altro governo europeo da questo punto di vista. L'esecutivo non ha alcun potere; i disegni di legge vanno in esame alle Commissioni della Camera, poi in aula, poi al Senato.
"Nessuno dei due rami del Parlamento accetta di approvare lo stesso identico testo approvato dall'altro; lo deve dunque modificare a sua volta. Finalmente, una volta approvato dal Parlamento, quel testo, che non corrisponde più a quello inizialmente preparato dal governo, viene comunque rallentato dalle burocrazie nazionali e regionali. Senza dire, come antefatto, che il testo viene preliminarmente sottoposto al presidente della Repubblica e al suo staff che ne controlla addirittura gli aggettivi".

Segue un attacco in grande stile - non nuovo e perciò ancor più grave perché ripetuto in ogni occasione e perfino il giorno prima da Parigi per il sollazzo dei francesi - contro la Corte costituzionale, colpevole perché "essendo di sinistra e quindi politicizzata, annulla tutte le leggi e le sentenze che non piacciono ai pubblici ministeri, anch'essi politicizzati".
Siamo in pieno Caimano. Gli industriali vorrebbero che si parlasse dei loro problemi, la Marcegaglia lo dirà subito dopo a muso duro. Vorrebbero almeno un fondo di due miliardi e mezzo per tenere il mare agitato del 2010.

Ma a sentirlo attaccare la sua burocrazia, la sua Camera e il suo Senato, dove domina con maggioranze bulgare, comunque lo applaudono. Attacca i suoi perché li disprezza. Anche la platea di Parma li disprezza ed è divertita e soddisfatta dallo spettacolo vagamente schizofrenico. La doppia o tripla o quadrupla personalità del premier piace a quella platea.
Ho visto venerdì sera in Sky tivù un vecchio film di Dino Risi con Tognazzi e Gassman protagonisti. Uno fa il giudice istruttore e l'altro un imprenditore cialtrone e corruttore. Fu prodotto nel 1980, sembra scritto oggi sulla misura di Berlusconi.

* * *

Quelle frasi di Parma, nonostante il silenzio delle agenzie e dei telegiornali ufficiali, arrivano naturalmente alle orecchie del Quirinale. Si racconta che il Presidente ne sia rimasto stupefatto e indignato. Si è fatto chiamare al telefono Gianni Letta e gli ha chiesto conto di quanto aveva appena udito.
Pare che la risposta di Letta sia stata: "Non sapevo nulla. Ho udito anch'io. Le faccio le mie personali scuse".
E pare che la risposta del Presidente sia stata: "Le sue scuse personali non risolvono la questione. Se non si trattasse del presidente del Consiglio ma di una qualunque altra persona dovrei dire che siamo in presenza di un bugiardo che dice una cosa al mattino e fa l'opposto la sera oppure d'una persona dissociata e afflitta da disturbi schizoidi".

Ho scritto "pare" perché trattandosi di un colloquio telefonico tra due soggetti eminenti, le parole sopra riferite non possono che venire da amici intimi dell'uno o dell'altro. Perciò bisogna scrivere "pare" anche se si ha certezza che il colloquio sia stato nella sostanza di questo tenore.
È inutile soggiungere che un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che sente di doversi scusare a titolo personale per quanto detto poco prima dal suo premier, dovrebbe avere un soprassalto morale e dimettersi dall'incarico. Ma è altrettanto inutile aspettarsi da Letta un atto del genere e se gli chiederete perché vi risponderà che resta dove è per cercare di limitare i danni.
L'ipocrisia è il vero sentimento che governa il mondo.

* * *

Io credo - l'avevo già scritto domenica scorsa ma "repetita iuvant" - che i nodi sono arrivati al pettine e il tempo da qui allo "showdown" si sia raccorciato. Prima ci saranno i decreti attuativi della legge sul federalismo e la "grande grande" riforma della giustizia, intercettazioni comprese.
La squadra "occhiuta" del Quirinale "che controlla anche gli aggettivi" farà i suoi rilievi ma nei punti che interessano la Costituzione i rilievi non ci sono per definizione: dopo la doppia lettura in Parlamento la legge approvata a maggioranza semplice va al referendum confermativo se è impugnata da un quinto dei parlamentari.

Il secondo round ci sarà con la presentazione della legge sul presidenzialismo alla francese ma con la legge elettorale "porcellum" preparata a suo tempo da Calderoli.
Ed anche qui il referendum, se richiesto da un quinto del Parlamento.
E tuttavia queste riforme, a differenza di tutte le altre fin qui discusse, non sono semplici modifiche realizzate nei limiti dell'articolo 138 della Costituzione.
Queste riforme cambiano il volto della Repubblica perché distruggono lo Stato di diritto, alterano l'equilibrio dei poteri e la loro reciproca autonomia, ne subordinano uno o due al terzo prevalente. Devastano la giurisdizione, la legislazione, i poteri di controllo.

Mettono al vertice dello Stato un personaggio eletto da un plebiscito. Per cinque anni rinnovabili fino a dieci.
Questo scontro si concluderà nel 2011, ma comincerà tra meno di un mese. L'opposizione è divisa perché c'è ancora chi spera di prendere qualche voto in più tra tre anni attaccando fin d'ora Napolitano. "Deus dementet qui vult pervere".
Credo di sapere che Napolitano deve e vuole restare al di sopra delle parti perché quel capitale sarà il solo a poter far inclinare il piatto della bilancia dalla parte giusta e non da quella terribilmente sbagliata.

Credo di sapere, anzi di prevedere, che contro le sue intenzioni, sul ring a contrastare un vero e proprio "golpe bianco" ci sarà lui. Non in veste di giocatore ma in veste di arbitro di fronte a chi contesta gli arbitri, i soli che possano richiamarlo a rispettare le regole del gioco.
Credo di sapere e di prevedere che sarà una durissima battaglia per la democrazia italiana.

venerdì 26 marzo 2010

MINZOLINI -MAX PAIELLA- QUESTO PICCOLO GRANDE EDITORIALE

Imitazione memorabile di Augusto Minzolini per Max Paiella (comico poco noto al grande pubblico anche se già con diverse esperienze fra Zelig, Il Ruggito del Coniglio e La Tintoria in tv) nella puntata di Parla con me andata in onda ieri sera su RaiTre. Il direttore del Tg1 interpretato da Paiella ha fatto pienamente centro mettendo in mostra anche delle discrete doti canore in una reinterpretazione originale dal classico di Claudio Baglioni "Questo piccolo grande amore .

Se non l’avete ancora visto godetevelo, fa bene ridere un po’ di queste cose. Almeno ogni tanto.

lunedì 22 febbraio 2010

VALANGA DI FISCHI E RIVOLTA DELL' ORCHESTRA ALLA FINALE DI SANREMO - VIDEO

STRISCIA LA NOTIZIA E LA VENDITA DEI TELEVOTI



E' stata davvero movimentata l'eliminazione degli artisti che ha portato alla selezione dei tre finalisti del sessantesimo festival della canzone italiana di Sanremo. In particolare il pubblico in sala e l'orchestra si sono ribellati alla notizia dell'esclusione di Malika Ayane, vincitrice poi del premio della critica "Mia Martini", inscenando una protesta davvero plateale.L'eccentrico direttore d'orchestra Marco Sabiu, udendo l'esclusione di Malika aveva chiesto il permesso di rendere pubblico il voto dell'orchestra che stava già platelamente rumoreggiando, ma il notaio glielo ha impedito, scatenando quindi la bagarre e la plateale contestazione dell'orchestra del festival di Sanremo che ha buttato sul palco gli spartiti per manifestare il proprio disappunto sull'eliminazione di Malika Ayane. IL PRINCIPE E PUPO SCATENANO LA PROTESTA - La protesta dell'orchestra di Sanremo ha avuto davvero dell'incredibile, è bastato che partisse il clip di Malika Ayane per scatenare un vero boato tra gli orchestrali: segni di pollice verso, di palese incredulità che partono dai volinisti per arrivare alle percussioni. Uno degli orchestrali attira l'attenzione del direttore e chiede di poter rendere pubblico il voto. Mentre il notaio verifica la possibilità di permettere all'orchesta di esprimersi, viene annunciata l'eliminazione di Noemi: è ufficiale quindi l'arrivo in finale di Pupo e di Emanuele Filiberto. Alla notizia l'orchestra non aspetta più e scatena la protesta: spartiti appallottolati e lanciati verso la Clerici ricoprono il palco. LA PROTESTA E I FISCHI DEL PUBBLICO: VENDUTI - "Una cosa mai vista" ha commentato in diretta Antonella Clerici, mentre il pubblico in sala - appena uditi i nomi dei tre finalisti - è esploso in un "Vergogna-Vergogna" e addirittura in un "Venduti-Venduti" e ha sganciato una bordata di fischi all'indirizzo del palco dell'Ariston (o forse del pubblico a casa?). La Clerici difende il televoto, ma gli animi non si rasserenano e anzi si rinfocolano all'udire il nome di Pupo e di Emanuele Filiberto tra i finalisti.

venerdì 15 gennaio 2010

SILVIO, QUANTO CI COSTI...



Conti fuori controllo, 1.400 dipendenti di troppo, milioni buttati per gli show del Cavaliere, segretarie pagate come direttori. Ecco come Berlusconi ha trasformato la presidenza del Consiglio in una reggia.
Una vera reggia, dove si moltiplicano dipendenti e sprechi. Con oltre un miliardo di euro l'anno bruciato per alimentare una burocrazia di corte che si allarga a dismisura e conta già 1.400 persone più del previsto. Mentre per allestire i set televisivi degli show del sovrano si spendono cinque milioni e si arriva a pagare 250 euro il noleggio di un computer per una sola giornata. E dove ci sono segretarie con la stessa qualifica e retribuzione dei grandi capi. Una follia, impossibile da immaginare nell'Italia normale dove aziende ed enti pubblici tagliano e licenziano a tutto spiano per fare quadrare i conti. Ma non alla presidenza del Consiglio dove il miracolo si ripete nei piani più alti della nomenklatura berlusconiana. Prendete Marinella Brambilla, storica segretaria del Cavaliere che da oltre vent'anni custodisce la sua agenda. E confrontate il suo curriculum con Manlio Strano, autore di saggi su riviste giuridiche e persino del regolamento interno del Consiglio dei ministri, appena nominato dal governo consigliere della Corte dei Conti. Manlio Strano, dopo una lunga trafila al servizio dello Stato, è diventato segretario generale di Palazzo Chigi lo scorso aprile. La sua qualifica? Dirigente generale di prima fascia, il top della carriera pubblica. E indovinate qual è la qualifica della fedelissima Brambilla? Anche lei direttore generale. E la Brambilla non è la sola miracolata. Come lei sono state graziosamente elevate al rango di superdirigenti generali anche Lina Coletta, segretaria di Gianni Letta; Maria Serena Ziliotto, che assiste il sottosegretario alle Politiche per la famiglia Carlo Giovanardi e Patrizia Rossi, che tiene invece l'agenda del sottosegretario allo Sport Rocco Crimi.

Quella delle qualifiche-facili non è la sola anomalia in cui ci si imbatte scandagliando la giungla della presidenza del Consiglio. Ci sono plotoni di alti funzionari senza incarichi operativi che passano il tempo conducendo improbabili studi, mentre si continua a imbarcare nuovi assunti con pingui stipendi e striminziti curriculum. Secondo i dati che "L'espresso" è riuscito a reperire, a palazzo Chigi lavorano ben 4.500 persone, oltre 1.400 in più di quelle previste nella pianta organica, a dimostrazione del fatto che quella dei dipendenti è ormai una spesa fuori controllo.
La corte dei miracoli La corsa dei costi di Palazzo Chigi sembra infatti ormai inarrestabile: 3 miliardi 621 milioni nel 2006; 4 miliardi 280 milioni nel 2007; ancora di più, 4 miliardi 294 milioni, nel 2008. Soldi che se ne vanno per mille rivoli e che finanziano le strutture che sono proliferate sotto il governo Berlusconi tra uffici di diretta collaborazione (23) e dipartimenti retti da sottosegretari e ministri senza portafoglio: i centri di spesa in bilancio sono ben 19. Degli oltre 4 miliardi, più del 70 per cento se ne va per le cosiddette "politiche attive" dei dipartimenti, a cominciare dalla Protezione civile che da sola nel 2008 ha divorato 2.132 milioni. Quello che resta viene inghiottito dal funzionamento dell'apparato, degno di una corte barocca. L'organizzazione di Palazzo Chigi è molto ramificata tra uffici di staff del presidente (consigliere diplomatico, militare, eccetera), quelli sottoposti al segretario generale che assicurano il funzionamento della macchina (bilancio, controllo, voli di Stato, gestione degli immobili) e i dipartimenti retti da sottosegretari e da ben dieci ministri. Senza contare la miriade di comitati e commissioni di cui in molti casi solo con grande sforzi si ravvisa la necessità. È per finanziare questo immenso apparato che le spese hanno toccato la cifra record del 2008, mentre nulla ancora si sa sul rendiconto 2009 che potrebbe segnare un nuovo primato.
Si va in scena Gli italiani conoscono benissimo quanto Berlusconi sia attento alla cura della propria immagine. Non a caso organizza le sue uscite cercando di sfruttarle al meglio a fini televisivi. Quello che i cittadini ignorano è quanto questo costi alle casse di Palazzo Chigi. Per cominciare, il Cavaliere ha reclutato all'interno di una propria struttura ("ufficio del presidente") due personaggi con il compito di curare i suoi "eventi": Mario Catalano, idolo dei cultori del porno soft per essere stato lo scenografo di "Colpo Grosso", il primo spettacolo tv davvero scollacciato degli anni '80, e Roberto Gasparotti, ex teleoperatore Fininvest, cerimoniere dalle maniere forti e dai precedenti poco rassicuranti (vedi box nella pagina accanto) che come responsabile dell'immagine del premier lo precede preparando il "set" e bonificandolo persino dalle presenze sgradite. Ebbene, Gasparotti ha avuto anche lui la superqualifica di dirigente generale. Mentre per esaudire le esigenze sceniche del premier sta contribuendo non poco a fare impennare le spese. Qualche perla tra le tante. Il 29 settembre, l'Aquila, consegna di qualche centinaio di appartamenti ai terremotati in contrada Bazzano. Per Berlusconi è previsto un rigido programma: arrivo alle 15.30, saluti e discorso, poi consegna delle chiavi a tre famiglie.
Il tutto, naturalmente, sotto l'occhio delle telecamere che lo seguono passo passo grazie a un set attrezzatissimo. Attrezzatissimo ma anche molto costoso. Stando ai preventivi della "D and di lighting & truck", di cui "L'espresso" è entrato in possesso, la fornitura comprende tra l'altro telecamere, maxischermi, impianti elettrici e di illuminazione, e persino «tre personal computer completi di pacchetto office» al costo di 1.500 euro, cioè 500 euro a computer. Uno pensa: computer acquistati. Macché: i 1.500 euro sono il costo del noleggio, ben 500 euro a pc per sole 48 ore. Una follia che contribuisce allo scandaloso costo finale dell'"operazione case": oltre 300 mila euro, cifra con la quale si potevano costruire altri sei di quegli appartamenti da 50 metri consegnati quel giorno ai terremotati. E quella abruzzese non è la sola prestazione da vertigine della "D and di". Da mettemettere in bilancio per il 2009 ci sono anche gli oltre 110 mila euro delle attrezzature noleggiate per la cena in onore del Keren Hayesold United Israel appeal (agenzia internazionale che raccoglie fondi per sostenere Israele) a Villa Madama il 3 novembre: 10 mila euro se ne sono andati solo per l'impianto audio di un gruppo musicale, 4 mila per una troupe appositamente attivata per «seguire il presidente durante l'evento» e altri 700 euro per una sola «telecamera fissa su cavalletto da posizionare fronte president». Come pure i costi per l'incontro organizzato sempre a palazzo Madama il 6 maggio con gli industriali de "L'Italia del fare": quella cena, solo di apparecchiature è costata oltre 60 mila euro. Secondo quanto risulta a "L'espresso", dal suo insediamento (maggio 2008) alla fine di ottobre, cioè in 17 mesi, la gestione berlusconiana di questi eventi mediatici è costata quasi 5 milioni di euro: un'enormità a confronto dei 150 mila spesi da Romano Prodi per fronteggiare le stesse esigenze nei 25 mesi del suo ultimo governo. Ma così vanno le cose alla presidenza nella cui gestione finanziaria nessuno riesce a mettere becco.

Miracolo in busta paga Il bilancio di Palazzo Chigi è infatti totalmente autonomo e viene alimentato dal ministero dell'Economia attraverso un apposito fondo. E da questo tesoretto pesca la presidenza per fare fronte anche ai costi dei dipendenti che continuano a crescere anno dopo anno: 202 milioni nel 2005, 229 l'anno successivo, 237 nel 2007, oltre 246 nel 2008. Le ragioni dell'escalation? L'inarrestabile lievitare degli organici che non conosce tregua. All'inizio erano previste 3.063 persone: 368 dirigenti e 2.695 impiegati. Oggi al lavoro ne risultano invece ben 4.542. Con una particolarità: il numero esorbitante dei "comandati", cioè il personale chiamato da altri ministeri o amministrazioni pubbliche, che ormai sono 1.600 unità. La ragione di questa esplosione sta nel fatto che la presidenza, da semplice organo di coordinamento dell'attività di governo si è trasformata in un contenitore di sottosegretariati e ministeri senza portafoglio che hanno comportato l'istituzione di dipartimenti e staff. Risultato? Non potendo nemmeno assumere per concorso per il blocco imposto dalla Finanziaria, la presidenza si è riempita di comandati- raccomandati la cui presenza in molti casi va avanti anche da più di un ventennio. Le professionalità rappresentate sono le più diverse: ci sono persino segretari comunali e un cantoniere reclutato dal Comune di Paliano (Frosinone). Per non parlare poi dei militari e degli agenti di ogni arma e grado: 370 in tutto secondo la presidenza, oltre 500 secondo altri dati avuti da "L'espresso". Quando si parla di potenziare la lotta al crimine, spesso i sindacati più combattivi chiedono il ritorno sulle strade di questi "comandati". Ma l'impresa è difficilissima: l'impiego a palazzo Chigi è infatti molto ambito. Merito dell'"accessorio" che compensa in busta paga la flessibilità degli orari e la reperibilità anche nei giorni festivi: per un funzionario di categoria A consente di aggiungere alla retribuzione media di 3.100 euro fino ad altri mille euro lordi. Così come appetibili sono anche gli stipendi dei dirigenti il cui top - incluse tutte le voci - arriva a riscuotere mediamente 180 mila euro lordi l'anno. Tra le eccezioni, il capo dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso (ma lui è anche sottosegretario) che arriva a 280 mila e il segretario generale Manlio Strano che grazie all'indennità del suo ruolo raggiunge i 297 mila euro lordi.
Questi i compensi più alti. Ma ottima è anche la retribuzione di Antonio Ragusa, ex generale dei carabinieri e dei servizi segreti, che dopo essere stato pensionato è stato riassunto dalla presidenza del Consiglio con un lauto contratto (184 mila euro lordi) come capo del dipartimento per le Risorse strumentali. Così come dalla pensione sono stati riesumati Carlo Sica, ex vicesegretario generale di Palazzo Chigi, titolare di una consulenza da 40 mila euro, e l'ex dirigente Giancarlo Bravi collocato invece alla struttura di missione sui 150 anni dell'Unità d'Italia (139 mila euro).

Così vanno le cose a Palazzo Chigi: molti dirigenti di ruolo non hanno nulla da fare, ma si continua a conferire incarichi agli estranei senza il minimo ritegno. Un andazzo che prevale non solo per i compiti dirigenziali. L'esempio viene proprio da Berlusconi. Il suo "ufficio del presidente", composto da 45 persone, ne ha oltre 20 assunte dall'esterno. A parte la Brambilla, Catalano e Gasparotti, nel conto ci sono pure i due segretari-deputati Sestino Giacomoni e Valentino Valentini (a Palazzo Chigi assicurano che a loro spetta solo un rimborso spese), per non parlare del fotografo personale Livio Anticoli, l'ex ministro Giuliano Urbani (18 mila euro) più una serie di personaggi sconosciuti le cui occupazioni potrebbero sicuramente essere svolte dal personale interno.

Missione continua Stessa musica negli uffici di Letta e di quasi tutti gli altri sottosegretari e ministri senza portafoglio che continuano a elargire incarichi e prebende sfruttando anche la miriade di comitati e commissioni (ne abbiamo contate oltre 60) di cui la presidenza è disseminata.

Una deriva di cui si è accorta anche la Corte dei Conti che, non potendo mettere becco sulla gestione del bilancio autonomo, una stangata alla presidenza l'ha comunque rifilata passando in rassegna le "strutture di missione", un altro sperpero di palazzo Chigi. Dovrebbero essere comitati di durata temporanea per affrontare eventi speciali. Ma ne esistono una trentina, nati in tempi lontanissimi e puntualmente riconfermati.

La struttura di supporto alla delegazione governativa per la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione è stata varata nel lontano 2002 dal governo Berlusconi, confermata da Prodi nel 2007 e riconfermata di nuovo dal Cavaliere nel 2008, per esempio. Al 2003 risale invece la nascita della struttura dedicata all'e-government, ancora oggi in vita, per non parlare dell'unità strategica per la comunicazione sull'attività del governo battezzata nel 2007 da Prodi (come dirigente generale c'è il giornalista Fabrizio Ravoni). E come giudicare la struttura per il rilancio dell'immagine dell'Italia, l'altra per cogliere le "opportunità delle Regioni in Europa" o quella che istituisce la segreteria tecnica dell'Unità per la semplificazione, un apparato nel quale lavorano 3 dirigenti, 4 impiegati, più 12 esperti assunti all'esterno con contratti di collaborazione? Conclusione della Corte: «Le strutture di missione non sempre presentano i requisiti peculiari dell'istituto, e cioè specialità delle funzioni e temporaneità ». Una politica dalle maniche larghe che fa la gioia dei tanti fortunati che continuano a sbarcare in presidenza con il massimo delle qualifiche.

Tutti generali Maurizio Bosatra per esempio solo poco anni fa conduceva la vita grama di tanti militanti leghisti. Nel 2003 forniva informazioni ai partecipanti dell'assemblea federale della Padania all'ex Palavobis di Milano: oggi lo ritroviamo invece nel cuore dello Stato come direttore generale del ministro Calderoli. Un miracolo toccato pure a Cristina Cappellini che nel 2007 stendeva ancora anonimi documenti per il comitato organizzativo del parlamentino del Nord. Lei, adesso, è addirittura capo del settore legislativo del ministero per le Riforme di Umberto Bossi. Nemmeno i giornalisti possono lamentarsi: quando sbarcano a Palazzo Chigi ottengono spesso il massimo dei gradi. Come Marco Antonio Ventura e Fabrizio De Feo, due penne del "Giornale", impiegati nell'ufficio stampa del portavoce Paolo Bonaiuti; oppure come Fabrizio Carcano, redattore della "Padania" e ora capoufficio stampa di Calderoli, o Raffaele Gorgoni, inviato del Tgr Puglia, approdato al ministero per gli affari regionali del conterraneo Raffaele Fitto. Anch'essi assunti come direttori generali.
Gradi a parte, la presidenza si rivela un approdo ambito anche per molti che non ti aspetti di trovare. Sempre negli uffici del sottosegretario Bonaiuti troviamo come consulenti i deputati Pdl Giorgio Lainati, Piero Testoni e Beatrice Lorenzin. E non solo loro: ci sono pure il giornalista Fabio Vazio, ex ufficio stampa di Fi, l'ex portavoce di Carlo Azeglio Ciampi Paolo Peluffo, che dopo essere sbarcato alla Corte dei Conti riscuote a palazzo Chigi altri 15 mila euro; e il generale della guardia di finanza Fabrizio Lisi (12 mila euro) comandante della scuola dell'Aquila.

Per grazia ricevuta Ma nella corsa all'elargizione degli incarichi che pesano sul bilancio di Palazzo Chigi, come quasi tutti i suoi colleghi ministri senza portafoglio, non si risparmia neanche l'ammazza-fannulloni Brunetta (tra i suoi consulenti i parlamentari Cinzia Bonfrisco, Maurizio Castro e l'ultras berlusconiano Giorgio Stracquadanio). Che ha inserito molti amici nei ranghi della presidenza. Come gli affiliati alla sua associazione Freefoundation. Se chiamate però al numero telefonico del think tank vi risponde il centralino dello studio del commercialista Canio Zampaglione che oltre ad essere presidente dell'associazione è anche presidente del collegio dei revisori dei conti dell'Agenzia per l'innovazione, guarda caso sottoposta all'autorità di Brunetta. Un altro amico Rodolfo Ridolfi, vicepresidente di Freefoundation, risulta invece consulente sempre da Brunetta (45 mila euro il suo compenso). Idem altri due membri come Davide Giacalone, nominato esperto a 40 mila euro, mentre Stefania Profili, che Brunetta aveva avuto come segretaria nella sede nazionale di Forza Italia, con la stessa mansione è stata nominata dirigente generale al ministero. E non è finita. Perché tra le file degli esperti di Brunetta, oltre all'ex ministro Gianni De Michelis (13 mila euro) c'è pure Secondo Amalfitano (26 mila euro), noto solo per essere stato sindaco di Ravello, località nella quale Brunetta ha preso casa.

Anche Mara Carfagna, ministro senza portafoglio alle Pari opportunità, si dà molto da fare per incrementare l'abbuffata degli incarichi. Lei recluta esperti e consulenti con occhio attento a tutti i fronti aperti. Alle giuste amicizie di partito, per cominciare. Ed ecco spuntare a capo dipartimento del suo ministero Isabella Rauti (165 mila euro), moglie del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Ma anche al collegio elettorale campano: Antonio Mauro Russo, segretario organizzativo provinciale del Pdl di Salerno, città natale del ministro, ha una consulenza da 28 mila euro e il compito di curare i collegamenti con il territorio. Infine Federica Mondani reclutata (circa 20 mila euro) come adviser per le materie giuridiche ma, in quanto avvocato del Foro di Roma, messa al lavoro dal ministro per patrocinare alcune cause che gli stanno particolarmente a cuore contro Sabina Guzzanti e il quotidiano "la Repubblica". Altro caso da manuale, infine, quello del ministero del Turismo, regno di Maria Vittoria Brambilla. Giovanissima, Mvb aveva tentato la strada della tv nella trasmissione di Canale 5 "Misteri della notte". A tenerla a battesimo fu il curatore del programma Cesare Medail. Ma l'esordio si rivelò un fiasco. Girata la ruota della fortuna, la Brambilla non ha però dimenticato il suo mentore Medail, ingaggiato come esperto al Turismo (29 mila euro) dopo che lo aveva anche ripescato come direttore della "Tv delle libertà", fallimentare organo dei suoi omonimi circoli.

I quali confezionavano anche un "Giornale delle libertà", nel quale spiccava come consulente editoriale una vecchia gloria del giornalismo come Vittorio Bruno. Naufragati i circoli, la Brambilla ha ripescato anche lui con un compenso di 70 mila euro lordi. Una goccia nel mare magnum delle super spese della presidenza.

di Primo Di Nicola
tratto da "L'espresso"- 13 gennaio 2010