martedì 31 maggio 2011

LA SCRUTATRICE SORRIDENTE

BERLUSCONI VOTA – IL VIDEO - Il presidente del Consiglio è andato a votare, domenica intorno alle 20. Si è recato presso la scuola Dante Alighieri di via Scrosati dove ha espresso anch’egli la propria preferenza per il candidato sindaco. Facile intuire se avrà messo il segno sul nome di Letizia Moratti o Giuliano Pisapia. Ai presenti è apparso sorridente e rilassato. Ha scambiato qualche parola con gli scrutatori ma non ha voluto lasciare alcuna dichiarazione ai cronisti: «C'è silenzio stampa, come è logico che sia», si è limitato a dire. Con una scrutatrice non ha potuto fare a meno di inscenare un siparietto, rimproverandola scherzosamente: «lei è sempre poco sorridente, non si preoccupi: sorrida!».

T'el chi el Bunga Bunga!!!! AMMINISTRATIVE 2011

T'el chi el Bunga Bunga!!!! Questa è poesia

55% A MILANO
65% NAPOLI
56% TRIESTE
59% CAGLIARI
57% GROSSETO
52% NOVARA
52% RIMINI
59% PORDENONE
59% CROTONE
57% ARCORE

"Nel momento della prova suprema, il nostro pensiero va a Silvio. A furia di evocare il cadavere del comunismo, ha finalmente portato un comunista a sindaco della sua città. A furia di chiedere un voto contro i magistrati, è riuscito a far eleggere un magistrato a sindaco di Napoli. Grazie Silvio.” (cit. Marco Travaglio


Tu chiamale se vuoi elezioni...
di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 31 maggio 2011
Il centro sinistra stravince a Napoli, Milano, Cagliari, Trieste, Novara, Gallarate, Grosseto e perfino ad Arcore: non sono vittorie è un plebiscito, una Caporetto della destra! Ma sui dati va fatta una riflessione seria, non solo sulla sconfitta della destra, ma anche sulla vittoria della sinistra
Una giornata nera per il centrodestra, travolto da una valanga, da uno tzunami di voti per il centrosinistra. Gli elettori hanno bocciato il cavaliere con le sue ossessioni, le sue barzellette sconce, le sue figuracce internazionali e hanno punito anche la sua corte volgare e incapace. L’ha detto chiaro Vendola in piazza del Duomo a Milano, fra le urla e gli applausi della gente felice, liberata, e ha aggiunto: la prossima tappa è palazzo Chigi. E questa non è solo una sfida lanciata alla destra, ma anche al PD. Ma di questo parleremo dopo, prima parliamo della bocciatura del cavaliere.

Eh sì, parliamone! Non perché prima d’ora non abbia mai perso, anzi: pensiamo al 2006! Ma dietro aveva ancora gran parte del paese e si sentiva, era tangibile. La gente aveva ancora fiducia in lui anche perché la sinistra appariva disorientata, divisa e insicura. Adesso non è più così: il vento è davvero cambiato e porta il profumo intenso dei gelsomini dall’Africa vicina.

Adesso si sente che la gente si è svegliata, come da un coma, da uno stato catatonico indotto dalla droga di mille reality, dalla disinformazione pilotata di un giornalismo d’accatto, fatto da penne vendute. La gente è sveglia e vigile ora e riempie le piazze con un entusiasmo che è uguale a Milano come a Napoli, a Cagliari come a Trieste. Non voglio dire che il 30 maggio diventerà come il 25 aprile, ma certo anche questa è una festa di liberazione: dalle bugie, dalla paura, dall’asservimento. L’incantesimo si è rotto, il re è nudo e tutti ora lo vedono per quel che è, ma che è sempre stato: un ometto ridicolo e patetico, volgare e molesto, chiuso nel proprio egotismo, incapace di autocritica, alieno dal rispetto verso gli altri. Un uomo abituato a comprare uomini e voti, che crede che tutto abbia un prezzo e che sia sempre alla portata della sua borsa. Che tratta le donne come bambole di carne, da usare e da buttare. Un uomo che ormai sa dire solo bugie e che recita le sue convinzioni come un mantra: toghe rosse, dittatura dei giudici, sinistra cogliona, comunisti puzzolenti... la gente lo ha bocciato proprio per quello che ha detto e fatto durante la campagna elettorale. Tutti se ne sono accorti nel suo partito, fra i suoi alleati, tutti ora apertamente parlano di un “dopo Berlusconi” ormai irrimandabile, solo lui sembra ignorarlo, solo lui chiude occhi e orecchie: non vuol vedere, sentire, capire.

Stavolta però non basterà tirar fuori il libretto di assegni, è andato troppo oltre. Conosco Milano: metà della mia famiglia ci vive e conosco anche gli ambienti bene e non solo quelli radical-chic, ma anche quelli moderati che erano il suo elettorato e non fatico a immaginare lo scoramento e l’indignazione furente davanti all’immagine indecorosa del cavaliere questuante e delirante davanti ad un Obama sprezzante e glaciale. Un ometto che si lamenta dei giudici comunisti che lo vogliono processare, indifferente alla tragedia di un mondo schiacciato dalla crisi economica, devastato da disastri naturali, ferito da guerre sanguinose, da scontri violenti, da rivolte diffuse, da movimenti e fermenti nuovi e consapevoli.

E’ andato troppo oltre anche per i più reazionari, anche per i più conservatori, che lo hanno abbandonato, come fosse un battello che affonda nel mare magno dei suoi incubi.

Perché il cavaliere è un uomo malato nel corpo e nello spirito, ormai prigioniero delle proprie esigenze e delle proprie pulsioni, delle proprie debolezze e delle proprie paure. Un uomo che non può più rappresentare un paese in modo decoroso, ma nemmeno il proprio partito.

Prima o poi ci sarà una sanguinosa resa dei conti. Intanto stasera Bondi si è dimesso da coordinatore del partito: ha detto che lo ha fatto per lasciare a Berlusconi mano libera su come vorrà cambiare anche le rappresentanze del partito. Da questo si capisce cosa avverrà: qualcun altro sarà punito per le colpe del cavaliere, diventerà il capro espiatorio di errori non suoi.Come diceva la regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie “qualche testa rotolerà” e sarà il cavaliere a tagliarla.

Perché se vuole che tutto resti com’è, tutto dovrà cambiare, per cercare di confondere i propri elettori momentaneamente offesi e disgustati. Non è da escludere che magari si inventi un altro partito di cui essere nuovamente padrone e signore, ma ormai non ha abbastanza credibilità, ha fatto il suo tempo, ma dopo di lui sarà comunque il diluvio per il PdL.

Certo pe salvarsi non basterà rifarsi il look, ritoccare il trucco: dovrà infatti vedersela anche con la Lega, parte della quale non gli perdona gli errori di modi e di toni di questa campagna elettorale e gli addossa, come ha fatto Salvini a “Otto emmezzo”, la colpa della sconfitta.

La base leghista lo disprezza apertamente e non ne fa mistero a Radio Padania e sui blog in internet, e anche di questo Bossi & company dovranno tenere conto: fra l’altro hanno perso Novara e a Gallarate è stato un disastro e non a caso.Vedremo, ma comunque questi sono problemi loro.

Ma parliamo ora della sinistra: dunque ha vinto. Ma chi ha vinto? Perché questa non è una domanda inutile. Il PD ha vinto facilmente in città sicure come Torino e Bologna, ma le tre vittorie più eclatanti riguardano città difficili come Milano, Napoli e se permettete la mia Cagliari. Non ne parlo per partigianeria o per amor di patria, ma perché Cagliari era in mano alla destra ormai da vent’anni: non si era allineata su posizioni di centro sinistra nemmeno ai tempi della vittoria di Soru. In mano a poche famiglie di palazzinari, vedeva eleggere continuativamente ormai dal lontano 1979 ( a parte un breve intervallo di un anno nel 1980-81 e poi di due anni nel 1990-92) solo sindaci di destra. Cagliari è una città di provincia difficile, moderata, sospettosa, senza illusioni e ostile ai cambiamenti, eppure oggi ha dato il 59,4 per cento a un candidato della sinistra radicale, vendoliano di stretta osservanza, un giovane di 35 anni, lavoratore precario: Massimo Zedda.

Dunque Zedda ha vinto, dopo aver battuto alle primarie ( altra cosa eclatante) Antonello Cabras, un vecchio volpone della politica - un tempo con me nel vecchio PSI - attuale senatore del PD. Zedda è stato supportato e voluto soprattutto dai giovani, molti brillanti ma precari come lui ( li conosco: alcuni si sono laureati con me e nonostante il talento sono ancora a spasso), che si sono spesi sino allo spasimo e ce l’hanno fatta a conquistare e convincere i miei concittadini sempre un po’ riottosi: così un giovanissimo outsider è ora al governo della città. Non riesco ancora a capacitarmene, ma credetemi: era da tanto che non mi sentivo così felice.

Ben altra storia e ben altro peso hanno certamente le vittorie di Pisapia a Milano e di DeMagistris a Napoli, soprattutto per i problemi e per le attese che le hanno accompagnate, ma attenzione, una cosa hanno in comune con quella di Zedda: anche questi due neo sindaci sono degli outsider. Anche Pisapia ha vinto alle primarie contro il candidato del PD, ma il caso napoletano è ancora più complesso: addirittura DeMagistris non lo voleva candidare nessuno! E dopo il pasticcio delle primarie taroccate si è perfino candidato contro quello del PD, in un’altra lista. Questo dato ci deve far riflettere e molto profondamente. Ma soprattutto dovrebbe far riflettere il PD, sempre alla rincorsa di Casini e del centro ( ma il centro di che???), incapace di vedere che quando vince lo fa con la sinistra, nonostante il suo elettorato stia cercando di farglielo capire in tutti i modi e da tempo. Speriamo che sia in grado di afferrarlo almeno Bersani, visto che l’intelligentissimo D’Alema come sempre non ha capito niente (ma và?!) e infatti ha detto che adesso è il momento di allearsi con Casini. Prima manderanno in pensione anche lui e prima riusciranno forse a diventare un partito di governo.

Oggi dunque non abbiamo tagliato un traguardo, non siamo all’arrivo, a fine gara: questa è solo una partenza, la competizione è ancora tutta da fare, il percorso è accidentato e in salita e dobbiamo esserne consapevoli.

Anche fra di noi ci sono tanti nodi da sciogliere, ma molta strada è stata fatta e molta strada ha fatto soprattutto Vendola, il vero vincitore morale di queste elezioni. E lui lo sa, tanto da proporsi e non troppo velatamente per la leadership del Centro sinistra. Quel grido in piazza del Duomo, come dicevamo all’inizio, va letto infatti come una proposta della propria candidatura. La qual cosa, come si capisce bene, incontrerà non poche difficoltà.

Vedremo e discuteremo, cercando di non dividerci e sbriciolarci come al solito e anche questa non sarà una cosa semplice. Ma oggi, cari amici e compagni, festeggiamo, alziamo i calici e brindiamo ( io con l’acqua, mi scuserete ma sono astemia): battiamo i bicchieri alla ritrovata fiducia nei cittadini di questo paese, alla sinistra che sembra essersi ritrovata, ai giovani che sono tornati a impegnarsi in politica e che faranno la differenza e al futuro che si comincia a intravvedere, fra le nubi, davanti a noi.

Auguri dunque e in bocca al lupo ai neo sindaci e a tutti noi ad maiora !!!


venerdì 22 aprile 2011

Cosa c’è dietro lo stop al nucleare - Acqua pubblica ai francesi e legittimo impedimento

Cosa c’è dietro lo stop al nucleare - Acqua pubblica ai francesi e legittimo impedimento

di Giovanni Mistero

La notizia è giunta in redazione ieri: il Governo aveva deciso di dismettere
il programma nucleare. Fonti interne ci hanno chiarito lo scenario e le
ragioni di questa scelta che vedono un accordo Parigi Roma che da una parte
toglie la costruzione delle centrali ad AREVA e dall'altra affida la
gestione dell'acqua pubblica a VEOLIA.

Nucleare in Italia: il Governo decide di soprassedere sul programma
nucleare, lo fa inserendo una moratoria nel decreto legge omnibus, all'esame
dell'aula del Senato, che prevede l'abrogazione di tutto l'impianto
normativo che attiene la realizzazione di impianti nucleari nel Paese.
L'emendamento recita: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche
mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili
relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico
in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione
Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di
localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di
impianti di produzione di energia elettrica nucleare".

Ad abbracciare la linea Berlusconi in persona, da sempre scettico nei
confronti del programma atomicoma schiacciato dalla lobby nucleare. Sebbene
alcune voci leghino questa scelta ad un sondaggio realizzato la scorsa
settimana che avrebbe dato al 54% la percentuale di italiani intenzionati a
recarsi alle urne il 12 e 13 giugno (quindi oltre il quorum) le ragioni sono
più ampie.
Prima di prendere questa decisione il Governo ha intavolato accordi con la
Francia per dare una "contropartita" alla perdita economica che ne sarebbe
derivata. Raggiunta l'intesa, stamane, AREVA- il colosso mondiale francese
del nucleare che si sarebbe dovuto occupare della costruzione delle nostri
centrali - ha iniziato la dismissione dei suoi uffici romani.
Il Governo era ben cosciente che il raggiungimento del quorum avrebbe
comportato la bocciatura non solo della legge sul Nucleare ma anche quelle
sul Legittimo Impedimento e sulla Privatizzazione dell'acqua.

E' stato proprio su quest'ultimo punto che è nata la contropartita da
offrire oltralpe, attraverso un patto che sposta gli interessi economici dal
nucleare all'acqua e dovrebbe garantire a VEOLIA una consistente presenza
nel suo processo di privatizzazione (l'azienda francese è uno dei leader
mondiali nel settore della gestione urbana degli acquedotti, dei rifiuti e
dei trasporti). I mediatori italiani hanno dovuto fare una vera e propria
corsa contro il tempo per cercare di giungere ad un accordo che
soddisfacesse Parigi e che potesse essere ratificato già il 23 Aprile,
giorno dell'incontro tra Berlusconi e Sarkozy.

Il Governo ha, così, trovato il modo di liberarsi di un referendum chiave
che rappresentava, dopo Fukushima, il vero motore della votazione e
l'elemento che avrebbe portato i cittadini alle urne.
In un colpo solo si è disinnescata una possibile bomba elettorale in mano
alle opposizioni (il pericolo nucleare), si è portato a casa il Legittimo
impedimento e si è continuato il processo di privatizzazione dell'acqua
pubblica.
La controversia, poi, lascia ancora margini di manovra a futuri colpi di
mano "nucleari" poiché l'emendamento di oggi in Senato elimina l'obbligo
della stesura dei decreti legislativi di applicazione sul nucleare. Ma i
decreti approvati finora non decadono, così come la legge numero 133/08 che
dà il via alle centrali. E' uno stop, non una abrogazione mentre il
referendum avrebbe abrogato la legge.
http://www.agoravox.it/Cosa-c-e-dietro-lo-stop-al.html

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Attenti alla trappola

di Ugo Mattei

L'annunciata sospensione dei programmi nucleari in Italia, in modo tale da
«tener conto» di quanto emergerà a livello europeo nei prossimi mesi, è una
brillante mossa populista del governo. Che il clima intorno alla politica
nucleare dopo l'incidente giapponese fosse drammaticamente mutato nel nostro
paese (e anche a livello internazionale) non era un mistero. È sufficiente
considerare i recenti rumorosi successi elettorali dei Verdi tedeschi per
averne sentore. Berlusconi, in crisi, deve presentarsi con qualcosa alle
ormai imminenti elezioni. Mostrare un volto responsabile sulla politica
energetica può in parte compensare le intemperanze sulla magistratura e
sulla scuola pubblica.

Ma gli effetti della mossa rischiano di non fermarsi qui. Già la moratoria
di un anno aveva cercato di sdrammatizzare la questione nucleare nel
tentativo di mandare gli elettori al mare nei giorni del referendum, il 12 e
13 giugno. Oggi il rinvio a tempo indeterminato della ripresa del programma
nucleare italiano prosegue in quella direzione, e c'è chi dichiara che
questa mossa rende inutile il referendum, che quindi non potrebbe più essere
celebrato insieme a quelli sull'acqua e sul legittimo impedimento.

Naturalmente questa decisione non spetta al governo né ai suoi tifosi
parlamentari, perché nel nostro ordinamento costituzionale l'organo deputato
alla decisione è l'Ufficio centrale per il referendum della Corte di
Cassazione. Si tenga conto che ogni referendum è portatore di un effetto
giuridico rafforzato, perché l'effetto abrogativo di un suo eventuale
successo deve durare almeno cinque anni. Ben difficilmente quindi un
provvedimento come questo, diverso dall'espressa e specifica abrogazione
delle (molte) norme che saranno oggetto del giudizio del corpo elettorale,
può essere sufficiente a persuadere i magistrati a revocarne l'indizione.

Questa decisione, che da un lato può essere salutata come una prima
battaglia vinta dal fronte antinuclearista, d'altro canto può essere molto
pericolosa per l'esito finale della guerra di liberazione dei beni comuni.
Il referendum nucleare infatti verrà tacciato di inutilità e gli elettori
potrebbero essere indotti a disertare le urne, rischiando di travolgere così
il raggiungimento del quorum per l'acqua e per il legittimo impedimento (che
credo stia molto a cuore al premier).

La strategia del silenzio, utilizzata fin qui in modo spietato in materia di
acqua nonostante il milione e mezzo di firme raccolte, è più difficile per
il nucleare dopo Fukushima. La catastrofe nucleare giapponese, giorno dopo
giorno, dimostra come la presunta "sicurezza" del nucleare civile non sia
che l'ennesimo delirio di onnipotenza dell'uomo moderno. In tutto il mondo
sembrano perciò maturi i tempi per invertire definitivamente la rotta e il
popolo italiano difficilmente potrà essere tenuto del tutto all'oscuro
dell'opportunità di votare. Inoltre il governo trova politicamente
conveniente polemizzare con i francesi che stanno sfilando ai nostri
interessi di bottega il potenziale bottino energetico in Libia, sicché ora
Tremonti maramaldeggia sul presunto «debito nucleare» francese, tentando di
nascondere che proprio con i francesi di Edf la nostra Enel si stava
apprestando a fare affari.

L'Ufficio centrale della Cassazione potrebbe far saltare il referendum e se
anche ciò non avvenisse (cosa che auspichiamo) avrà comunque prodotto un
alleggerimento della pressione, cosa molto pericolosa per chi deve
affrontare lo scoglio ciclopico del quorum.

Spetta al popolo vigilare per difendere la propria sovranità.

www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/04/articolo/4486/

giovedì 21 aprile 2011

VIK.- VITTORIO ARRIGONI - UN VINCITORE

" UN VINCITORE E' UN SOGNATORE
CHE NON HA MAI SMESSO DI SOGNARE "

NELSON MANDELA

VITTORIO ARRIGONI
UN VINCITORE



martedì 19 aprile 2011

Bagarre a Ballarò: la Gelmini non conosce i conti del suo Ministero (19/04/'11)




Scontro rovente durante la puntata di Ballarò del 19 aprile: Enrico Letta (PD) legge in studio una tabella che computa i nuovi tagli previsti da Tremonti. Secondo tali dati, alla scuola verranno tolti 4 miliardi e mezzo l'anno per tre anni. Il ministro Gelmini, non conoscendo palesemente quei numeri, impallidisce, tenta di negare, si dimena per smentire, si fa aiutare dal prode Mario Sechi (il quale in serata ha coniato una nuova definizione del divo Silvio: "front runner"), ma il soccorso salvifico sopraggiunge finalmente nelle retrovie. Il fido suggeritore del Ministro la imbecca ("Si tratta di 'minori spese', previsioni di spesa! Di minori spese, non sono nuovi, come mi dicono qua dietro!", ammette urlando la Gelmini) ma ormai è troppo tardi: il clima nello studio è diventato troppo incandescente e incontrollabile, al punto che Floris è costretto a sollecitare nervosamente la regia per mandare in onda un nuovo servizio.
Lo scempio dialettico prosegue con gli interventi di Cota (Lega Nord) e della stessa Gelmini, che alla fine scomodano come cause delle esose spese i 200.000 bidelli (più numerosi dei carabinieri, a dire di Cota) e delle spese di pulizia tramite appalti.

giovedì 31 marzo 2011

MA CHI E'????

Scrisse Elsa Morante:

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di
delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la
condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.


Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?

Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per
interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente
conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte
piuttosto che al giusto.

Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il
tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il
tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile
effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito
di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i
suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso
della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più
completo esempio italiano.
Ammiratore della forza venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza
credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di
famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di
disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale
da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un
proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che
vuole rappresentare."
Elsa Morante

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a
Mussolini...


MA NON ABBIAMO PROPRIO IMPARATO NULLA DALLA STORIA!!!






Frattini ci copre di ridicolo all'estero (intervista alla BBC, con traduzione)






Jeremy Paxman è un giornalista della BBC molto diverso dagli zerbini nostrani. Insomma, non è esattamente uno alla Bruno Vespa che si mette a srotolare tappeti rossi davanti ai piedi del politico importante di turno, o che si affanna per "cucire" la trasmissioni e le domande concordandole preventivamente con l'invitato. Il nostro povero ex maestro di sci, abituato a ben altri, accomodanti, intervistatori, casca male, con il suo inglese zoppicante (uno che di mestiere fa ministro degli esteri dovrebbe conoscerlo alla perfezione) e il suo carisma inesistente. Cercando di sviare il discorso sulle domande più imbarazzanti o arrampicandosi sugli specchi con scuse e spiegazioni che solo il popolo televisivo italiano semianalfabeta e rintronato dalla propaganda dei vari Lupi e Santanchè può bersi, e alla fine rimedia comunque la solita figura da cioccolataio. 
Frattini C'è un aspetto molto chiaro in questa vicenda. Se ne deve andare (Gheddafi, ndt). Non è più considerato un interlocutore da nessuno. Deve andarsene perché il futuro della Libia sarà costruito senza di lui.
Paxman Dove dovrebbe andarsene?
Frattini Ancora non lo sappiamo. Spero che ci sia un certo numero di stati, magari dell'unione africana, pronti ad accoglierlo.
Paxman A quali Paesi africani si riferisce in particolare?
Frattini Ancora non lo sappiamo con esattezza, ma è meglio non svelare dettagli precisi in questa fase.
Paxman Ma allora, se qualcuno se lo deve prendere, perché non vi siete offerti di ospitarlo direttamente in Italia?
Frattini Ciò è da escludere categoricamente?
P: Perché?
Frattini Non vogliamo un dittatore, noi.
Paxman Non sarebbe meglio chiedere che compaia di fronte alla Corte di giustizia internazionale, allora?
Frattini Infatti dovrebbe scegliere di presentarsi davanti al tribunale internazionale, dato che nessuno può garantirgli l'impunità. Di sicuro non possiamo farlo noi, che della Corte siamo tra i fondatori.
Paxman Mi faccia capire. Non può venire in Italia perché poi sareste tenuti a consegnarlo alla Corte?
Frattini  Be', non solo noi saremmo obbligati a farlo, ma qualsiasi altro Paese, in teoria.
Paxman Perché altri Paesi dovrebbero ospitare Gheddafi?
Frattini Questo è il motivo per il quale non ci sono ancora proposte ufficiali.
Paxman Però lei crede che qualcuno dovrebbe prendersi Gheddafi.
Frattini Sì.
Paxman Mi spiega il motivo per il quale altri Paesi dovrebbero essere più disponibili dell’Italia?
Frattini In Italia non ci sono le condizioni. Alcuni giorni fa ci ha attaccato, dicendo che meritiamo una punizione per il passato coloniale, cose così.
Paxman Perché il suo premier Silvio Berlusconi si è detto "dispiaciuto" per Gheddafi?
Frattini Credo che sia per via del fatto che ha operato una distinzione tra gli orrendi crimini dei quali il dittatore si è macchiato e la "pietas" che si è tenuti a provare nei confronti di ogni essere umano. Ritengo sia questo il motivo, perché poi, concretamente, ha appoggiato le mie posizioni.
Paxman Vi sentite in imbarazzo per il passato italiano in Libia?
Frattini Questo è il preciso motivo per il quale abbiamo firmato un trattato di amicizia, perché ci sentivamo in imbarazzo per i tanti libici uccisi dai fascisti.
Paxman E i libici di questo se ne rammentano?
Frattini Certo. Vogliamo che il popolo italiano e quello libico siano amici, e al consolato di Bengasi, che abbiamo riperto, ho sentito che ci vogliono bene e desiderano collaborare con noi.
Paxman Le viene d'aiuto in ambito internazionale avere un Primo Ministro che è visto come un pappone e un buffone?
Frattini Gli italiani sono perfettamente in grado di decidere da soli e gli hanno riconfermato la loro fiducia in molte elezioni.
Paxman  Ma davvero la sua reputazione ormai compromessa, tutta la storia dei festini e delle ragazze... tutto questo non rende più penoso il suo lavoro?
Frattini No, perché io lo conosco bene, e ne apprezzo gli aspetti più concreti, al contrario di altri.
Paxman È mai andato a uno dei suoi festini?
Frattini Lasciamo perdere... diciamo che il mio Presidente del Consiglio è perfettamente in grado di difendersi da solo, ma paga un po' il fatto che la gente non lo conosca bene.

martedì 15 marzo 2011

Apocalisse Giappone: nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare (16/03/2011)



Mentre aspettiamo con il fiato sospeso di vedere come finisce a Fukushima, all’angoscia di ogni persona ragionevole si aggiunge una pena accessoria: dover sopportare la cieca arroganza dei predicatori del nucleare.

"In Giappone si parla ormai di apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo, non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono": sono queste le allarmanti parole di Gunther Oettinger, commissario europeo per l'energia, mentre continua a crescere l'allarme nucleare attorno alla centrale atomica di Fukushima e sale la paura che la situazione continui a degenerare, rievocando lo spettro di Chernobyl. Il livello di gravità degli incidenti nuclerari è stato innalzato dall'iniziale 4 a 6, su un massimo di 7. Cinquanta tecnici lottano per scongiurare l'incubo atomico, alternandosi nella sala di controllo.



MILANO - La fusione avviene quando la reazione nucleare delle barre di zirconio che contengono il combustibile di uranio non è più controllata, il nocciolo radioattivo arriva a migliaia di gradi e inizia a liquefarsi. Una fusione completa può rompere la struttura di contenimento e altre barriere protettive diffondendo prodotti radioattivi. Tuttavia, un reattore non esplode come una bomba atomica. Per prevenire la fusione il primo passo fondamentale è la riduzione della temperatura in tutti i contenitori del reattore.Il nocciolo del reattore è circondato da un pesante sarcofago di acciaio e questo a sua volta comperto da una gabbia di contenimento in calcestruzzo e acciaio.


FUSIONE - Nel reattore 1 di Fukushima, operativo dal 1971, sono in corso i tentativi di prevenire la fusione del nocciolo. I lavori sono complicati dal fatto che la necessità di rilasciare pressione nel contenitore del reattore ha portato a un'esplosione che ha fatto crollare il tetto e i muri dell'edificio di contenimento. Secondo fonti ufficiali, l'edificio è intatto, ma persistono le preoccupazioni per il combustibile fissile surriscaldato. In una mossa disperata, sono state pompate grandi quantità di acqua di mare nel contenitore del reattore per cercare di raffreddare il nocciolo surriscaldato, il che, secondo gli esperti, significa che i giapponesi stanno tentendo una mossa disperata perché l'acqua di mare - unita all'acido borico che assorbe i neutroni della fissione nucleare - è corrosiva e ciò significa la perdita operativa dell'impianto. Non drammatica, dato che il reattore avrebbe compiuto 40 anni tra pochi giorni ed era destinato in breve tempo alla dismissione.


SITUAZIONE - Le fonti ufficiali giapponesi dicono che le unità 1, 2 e 4 a Fukushima hanno registrato un aumento della pressione negli edifici di contenimento e guasti alle apparecchiature. Come risultato, è stato dato sfogo a vapore in ogni unità e considerato di rilasciarne altro per ridurre la pressione. Anche la centrale di Onagawa - con tre reattori - è in stato di emergenza. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha detto sabato che una piccola quantità di cesio radioattivo è uscita del reattore 1 di Fukushima prima dell'esplosione dell'edificio contenitore. Secondo la fonte ufficiale, la presenza di cesio non significa che ci sia necessariamente una fusione parziale, perché potrebbe derivare da un guasto meccanico. Delle oltre 180 mila persone evacuate, circa 160 sono state esposte. Le autorità hanno riferito che le radiazioni assorbite in un'ora equivalgono a quelle assorbite in un anno per la radioattività naturale. L'esposizione allo iodio radioattivo rilasciato in un incidente può causare il cancro alla tiroide.

CONTENIMENTO - La struttura di contenimento del reattore 1 è esplosa quando è stato deciso di rilasciare vapore per ridurre la pressione e l'idrogeno - originato dalla reazione chimica con l'acqua di raffredamento delle barre di uranio sovrariscaldate - ha interagito con l'ossigeno esplodendo. Se la pressione avesse continuato a crescere, la struttura sarebbe esplosa, presumibilmente avviando uno scenario di fusione. Il Giappone ha 55 reattori in 17 località, e ne trae un terzo della propria elettricità. Se i tentativi di raffreddamento dei reattori fallissero, il risultato sarebbero esplosioni e contaminazione radioattiva. Se le autorità riuscissero a riprendere il totale controllo delle temperature e della pressione dei reattori, la situazione negli impianti migliorerebbe sino a permettere al personale di avvicinarsi ai danni e di riportare le condizioni alla normalità.

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Matsushima: cancellato l'arcipelago cantato dagli artisti
ILARIA MARIA SALA
TOKYO
Junko Oikawa, una giovane assistente universitaria, in un’email in cui rassicura gli amici sulla sua sorte dopo gli sconvolgenti eventi dell’11 marzo, scrive così: «Sto bene, grazie, anche mio marito e anche i miei genitori, che sono ancora a Sendai. Ma cosa posso dirvi della mia casa natale a Matsushima? La grande casa rurale nella quale sono nata distava cinque minuti a piedi dal mare. Sono cresciuta lì, in un piccolo villaggio marino incredibilmente bello. Guardando la televisione e leggendo i giornali mi rendo conto che la casa, e il villaggio, sono stati completamente devastati, cancellati da dove li ho sempre saputi.

Vicino alla casa di campagna della mia infanzia, così bella, con il mare sullo sfondo, c’erano una piccola stazione d’autobus e una scuola elementare su tre piani. Non c’è più nulla, è tutto annientato, appiattito come una focaccia. Nemmeno uno dei miei parenti ha potuto mettersi in contatto con me, e sono davvero inquieta. Ovvio che ora io mi dica che i campi, la casa, fa tutto lo stesso, se solo qualcuno dei miei fosse riuscito a mettersi in salvo! Ma del villaggio finora non sembra essere sopravvissuto nulla: non c’è più il sindaco, non i pompieri, o la piccola stazione di polizia; nulla, nulla di quello che c’era. E’ impossibile capire quale sia la situazione lassù, quante persone siano rimaste vittime del disastro e quante altre invece siano riuscite a recarsi in un posto sicuro e rifugiarsi: non ho nessuna notizia. È come se un villaggio intero, un bel villaggio nel verde e nel blu, si fosse volatilizzato».

Non solo innumerevoli vite umane sono state perse nella regione disastrata di Miyagi: per il Giappone, è un pezzo di inconscio collettivo, un pezzo di mitologia estetica nazionale a essersene andato, inghiottito dalla melma spietata creata dal terremoto e dallo tsunami. Era la baia più bella del Giappone, e il poeta Matsuo Basho (1644-1694), il maggior compositore di haiku, come tanti altri prima e dopo di lui, ne era incantato. Quando arrivò a Matsushima restò sorpreso da tanta bellezza e si ritrovò senza parole per descriverla. Così, scrisse un haiku autoironico divenuto famosissimo: «Matsushima, ah! / Ah, ah, Matsushima! Ah! / Matsushima! Ah!», recita, e quasi tutti quelli che visitavano «l’isola dei pini» (questo significa) non mancavano di citare la poesia più buffa ed essenziale del monacopoeta dei paradossi Zen. Matsushima faceva parte delle «tre migliori vedute del Giappone», insieme all’isola di Miyajima e alle sabbie di Amanohashidate.

Basho, poeta itinerante, una volta convertitosi al Buddhismo Zen si incamminò per il paese scrivendo e insegnando. Nel 1689 partì in viaggio per il NordEst, e dopo aver visitato proprio la regione di Miyagi compose la sua opera più famosa, «L’angusto sentiero del profondo Nord», che ha ispirato innumerevoli altri viaggiatori e semplici turisti dopo di lui, uno dei capolavori incontrastati della letteratura giapponese. Non solo i poeti si recavano a Matsushima: anche innumerevoli pittori, fra cui l’altro pilastro dell’arte del periodo Edo, il pittore Sotatsu Tawaraya, che dipinse le isole di Matsushima ricoperte di pini in alcuni dei suoi sipari dorati, immancabili in ogni manuale di storia dell’arte giapponese, avvolte da onde che si imbiancano in superficie. Altri le hanno immortalate in stampe dai colori intensi, come fece Hasui (1883-1958), nella serie di «Matsushima al chiaro di luna». Higashi Matsushima era una delle località che rendevano la baia così speciale: isole che si intrecciavano nello sguardo perdendosi all’orizzonte.

Basho, una volta recuperata la favella dopo la meraviglia di Matsushima, le descrisse così: «Isole impilate sopra a isole, e isole attaccate a isole. Sembrano proprio dei genitori che accarezzano i figli, o che li prendono per mano per andare a passeggio. I pini sono del verde più fresco, i loro rami si curvano in linee squisite, piegate dal vento che vi soffia perennemente in mezzo». Il 14 marzo Higashi Matsushima si è tramutata in una tomba: 200 cadaveri sono stati trovati sulla costa, dopo essere stati scaraventati da una parte all’altra dalla violenza dello tsunami. La baia così ammirata da Basho e dai suoi milioni di lettori da tre secoli a questa parte ora è semplicemente distrutta: non esiste più. Murasaki Shikibu (973-1014 o 1025), la grande scrittrice medievale autrice della Storia di Genji, compose delle poesie dedicate a Matsushima, l’isola dei pini, con parole affrante che oggi risuonano in qualche modo profetiche: «Lasciar cadere gocce di rugiada / E’ il suo compito sferzante, bruciante / All’Isola dei Pini / E la fornace delle sue lacrime / Brucia inesauribile tutto l’anno. / Abitante della baia / Alle maniche ampie che / Raccolgono la rugiada / Prova a paragonare questo: / Un indumento notturno nascosto / Da dove possono raggiungerlo le vie delle onde».

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NON SI ESCLUDE UNA NUOVA CERNOBYL

12:51 - Sono solo al condizionale le informazioni che trapelano sulla situazione della centrale nucleare di Fukushima in Giappone. Secondo gli ultimi aggiornamenti l’acqua di mare immessa nell’impianto per raffreddare le barre di combustibile sarebbe scesa a quota zero, aumentando i rischi per una nuova esplosione. Per cercare di capire cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere in futuro alla centrale di Fukushima, Tgcom ha raggiunto il professor Ezio Puppin, ingegnere nucleare, docente di fisica al Politecnico di Milano e presidente del Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze fisiche della materia.
Professor Puppin, cosa sta succedendo a Fukushima?
Premetto che di preciso non lo sa nessuno, perché ci troviamo di fronte a una carenza di informazioni voluta dalle autorità giapponesi. E’ possibile però formulare delle ipotesi su quanto sta accadendo sulla base delle poche informazioni pervenute. Bisogna immaginare che un reattore nucleare può essere paragonato a un enorme bombolone d’acciaio dentro al quale avviene la reazione che genera calore con cui si fa evaporare l’acqua che muove le turbine che generano energia elettrica. Il problema è che il combustibile che permette questo processo è all’interno del sistema. Una variabile non da poco.

Ovvero?
Se per spegnere un fornello basta chiudere il gas, lo stesso non vale per una centrale nucleare. Qui bisogna intervenire per rallentare le reazioni innescate da centinaia di tonnellate di materiale radioattivo. Questo avviene immettendo delle barre che bloccano la reazione a catena del reattore, catturando i neutroni sprigionati dalla rottura dei nuclei. Questo a Fukushima ha funzionato, ma poi è arrivato lo tsunami.

Quindi dov’è il problema?
Una volta scese le barre di controllo resta comunque il problema del calore sprigionato dal materiale radioattivo che deve essere tenuto sotto controllo. Con il maremoto l’afflusso di acqua è venuto a mancare, la temperatura è salita pericolosamente innescando un’escalation negativa. Dalle esplosioni di Fukushima non si sono viste fiamme, bensì nubi di vapore fuoriuscire dalla struttura. Questo significa che la struttura ha ceduto per la pressione alta. L’acqua di raffreddamento è radioattiva e quella nube tossica funziona come lo sfogo della valvola di una pentola a pressione. Il vapore esce e la pentola non esplode. Peccato che si tratti di vapore radioattivo. Teniamo conto che comunque stiamo parlando di una pentola a pressione alta 50 metri con serbatoi d’acciaio spessi un metro in cui c’è materiale radioattivo per tonnellate a pressione di 80 bar e duemila gradi.

Siamo di fronte al rischio di una fusione quindi?
Esatto. L’acqua evapora, o addirittura si dissocia generando idrogeno, la pressione sale alle stelle, il nocciolo si surriscalda e il materiale inizia a fondere. Alla fine di questo processo fuori controllo si rischia l’esplosione.

C’è il pericolo di una nuova Cernobyl?
Spero di no ma non si può escludere. In Urss la situazione era particolare: senza fondi e la gestione veniva effettuata in qualche modo. Qui siamo in Giappone, paese dell’eccellenza tecnologica, eppure siamo davanti a un problema che rischia di avere lo stesso epilogo. Sono successi due eventi terribili concatenati che hanno generato questa situazione di emergenza.

Si è detto che la centrale di Fukushima è vecchia. Con una struttura più all’avanguardia le cose sarebbero state diverse?
No. Non esiste di fatto il concetto di nuova generazione di centrale. Le centrali sia assomigliano tutte e la tecnologia è sempre quella da anni. La struttura di Fukushima è di tipo “Bwr” ovvero quel genere di centrali in cui l’acqua viene trasformata in vapore all’interno del reattore. Almeno un quarto degli impianti del mondo sono fatti così.

Francesco Cremonesi