martedì 15 marzo 2011

Apocalisse Giappone: nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare (16/03/2011)



Mentre aspettiamo con il fiato sospeso di vedere come finisce a Fukushima, all’angoscia di ogni persona ragionevole si aggiunge una pena accessoria: dover sopportare la cieca arroganza dei predicatori del nucleare.

"In Giappone si parla ormai di apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo, non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono": sono queste le allarmanti parole di Gunther Oettinger, commissario europeo per l'energia, mentre continua a crescere l'allarme nucleare attorno alla centrale atomica di Fukushima e sale la paura che la situazione continui a degenerare, rievocando lo spettro di Chernobyl. Il livello di gravità degli incidenti nuclerari è stato innalzato dall'iniziale 4 a 6, su un massimo di 7. Cinquanta tecnici lottano per scongiurare l'incubo atomico, alternandosi nella sala di controllo.



MILANO - La fusione avviene quando la reazione nucleare delle barre di zirconio che contengono il combustibile di uranio non è più controllata, il nocciolo radioattivo arriva a migliaia di gradi e inizia a liquefarsi. Una fusione completa può rompere la struttura di contenimento e altre barriere protettive diffondendo prodotti radioattivi. Tuttavia, un reattore non esplode come una bomba atomica. Per prevenire la fusione il primo passo fondamentale è la riduzione della temperatura in tutti i contenitori del reattore.Il nocciolo del reattore è circondato da un pesante sarcofago di acciaio e questo a sua volta comperto da una gabbia di contenimento in calcestruzzo e acciaio.


FUSIONE - Nel reattore 1 di Fukushima, operativo dal 1971, sono in corso i tentativi di prevenire la fusione del nocciolo. I lavori sono complicati dal fatto che la necessità di rilasciare pressione nel contenitore del reattore ha portato a un'esplosione che ha fatto crollare il tetto e i muri dell'edificio di contenimento. Secondo fonti ufficiali, l'edificio è intatto, ma persistono le preoccupazioni per il combustibile fissile surriscaldato. In una mossa disperata, sono state pompate grandi quantità di acqua di mare nel contenitore del reattore per cercare di raffreddare il nocciolo surriscaldato, il che, secondo gli esperti, significa che i giapponesi stanno tentendo una mossa disperata perché l'acqua di mare - unita all'acido borico che assorbe i neutroni della fissione nucleare - è corrosiva e ciò significa la perdita operativa dell'impianto. Non drammatica, dato che il reattore avrebbe compiuto 40 anni tra pochi giorni ed era destinato in breve tempo alla dismissione.


SITUAZIONE - Le fonti ufficiali giapponesi dicono che le unità 1, 2 e 4 a Fukushima hanno registrato un aumento della pressione negli edifici di contenimento e guasti alle apparecchiature. Come risultato, è stato dato sfogo a vapore in ogni unità e considerato di rilasciarne altro per ridurre la pressione. Anche la centrale di Onagawa - con tre reattori - è in stato di emergenza. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha detto sabato che una piccola quantità di cesio radioattivo è uscita del reattore 1 di Fukushima prima dell'esplosione dell'edificio contenitore. Secondo la fonte ufficiale, la presenza di cesio non significa che ci sia necessariamente una fusione parziale, perché potrebbe derivare da un guasto meccanico. Delle oltre 180 mila persone evacuate, circa 160 sono state esposte. Le autorità hanno riferito che le radiazioni assorbite in un'ora equivalgono a quelle assorbite in un anno per la radioattività naturale. L'esposizione allo iodio radioattivo rilasciato in un incidente può causare il cancro alla tiroide.

CONTENIMENTO - La struttura di contenimento del reattore 1 è esplosa quando è stato deciso di rilasciare vapore per ridurre la pressione e l'idrogeno - originato dalla reazione chimica con l'acqua di raffredamento delle barre di uranio sovrariscaldate - ha interagito con l'ossigeno esplodendo. Se la pressione avesse continuato a crescere, la struttura sarebbe esplosa, presumibilmente avviando uno scenario di fusione. Il Giappone ha 55 reattori in 17 località, e ne trae un terzo della propria elettricità. Se i tentativi di raffreddamento dei reattori fallissero, il risultato sarebbero esplosioni e contaminazione radioattiva. Se le autorità riuscissero a riprendere il totale controllo delle temperature e della pressione dei reattori, la situazione negli impianti migliorerebbe sino a permettere al personale di avvicinarsi ai danni e di riportare le condizioni alla normalità.

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Matsushima: cancellato l'arcipelago cantato dagli artisti
ILARIA MARIA SALA
TOKYO
Junko Oikawa, una giovane assistente universitaria, in un’email in cui rassicura gli amici sulla sua sorte dopo gli sconvolgenti eventi dell’11 marzo, scrive così: «Sto bene, grazie, anche mio marito e anche i miei genitori, che sono ancora a Sendai. Ma cosa posso dirvi della mia casa natale a Matsushima? La grande casa rurale nella quale sono nata distava cinque minuti a piedi dal mare. Sono cresciuta lì, in un piccolo villaggio marino incredibilmente bello. Guardando la televisione e leggendo i giornali mi rendo conto che la casa, e il villaggio, sono stati completamente devastati, cancellati da dove li ho sempre saputi.

Vicino alla casa di campagna della mia infanzia, così bella, con il mare sullo sfondo, c’erano una piccola stazione d’autobus e una scuola elementare su tre piani. Non c’è più nulla, è tutto annientato, appiattito come una focaccia. Nemmeno uno dei miei parenti ha potuto mettersi in contatto con me, e sono davvero inquieta. Ovvio che ora io mi dica che i campi, la casa, fa tutto lo stesso, se solo qualcuno dei miei fosse riuscito a mettersi in salvo! Ma del villaggio finora non sembra essere sopravvissuto nulla: non c’è più il sindaco, non i pompieri, o la piccola stazione di polizia; nulla, nulla di quello che c’era. E’ impossibile capire quale sia la situazione lassù, quante persone siano rimaste vittime del disastro e quante altre invece siano riuscite a recarsi in un posto sicuro e rifugiarsi: non ho nessuna notizia. È come se un villaggio intero, un bel villaggio nel verde e nel blu, si fosse volatilizzato».

Non solo innumerevoli vite umane sono state perse nella regione disastrata di Miyagi: per il Giappone, è un pezzo di inconscio collettivo, un pezzo di mitologia estetica nazionale a essersene andato, inghiottito dalla melma spietata creata dal terremoto e dallo tsunami. Era la baia più bella del Giappone, e il poeta Matsuo Basho (1644-1694), il maggior compositore di haiku, come tanti altri prima e dopo di lui, ne era incantato. Quando arrivò a Matsushima restò sorpreso da tanta bellezza e si ritrovò senza parole per descriverla. Così, scrisse un haiku autoironico divenuto famosissimo: «Matsushima, ah! / Ah, ah, Matsushima! Ah! / Matsushima! Ah!», recita, e quasi tutti quelli che visitavano «l’isola dei pini» (questo significa) non mancavano di citare la poesia più buffa ed essenziale del monacopoeta dei paradossi Zen. Matsushima faceva parte delle «tre migliori vedute del Giappone», insieme all’isola di Miyajima e alle sabbie di Amanohashidate.

Basho, poeta itinerante, una volta convertitosi al Buddhismo Zen si incamminò per il paese scrivendo e insegnando. Nel 1689 partì in viaggio per il NordEst, e dopo aver visitato proprio la regione di Miyagi compose la sua opera più famosa, «L’angusto sentiero del profondo Nord», che ha ispirato innumerevoli altri viaggiatori e semplici turisti dopo di lui, uno dei capolavori incontrastati della letteratura giapponese. Non solo i poeti si recavano a Matsushima: anche innumerevoli pittori, fra cui l’altro pilastro dell’arte del periodo Edo, il pittore Sotatsu Tawaraya, che dipinse le isole di Matsushima ricoperte di pini in alcuni dei suoi sipari dorati, immancabili in ogni manuale di storia dell’arte giapponese, avvolte da onde che si imbiancano in superficie. Altri le hanno immortalate in stampe dai colori intensi, come fece Hasui (1883-1958), nella serie di «Matsushima al chiaro di luna». Higashi Matsushima era una delle località che rendevano la baia così speciale: isole che si intrecciavano nello sguardo perdendosi all’orizzonte.

Basho, una volta recuperata la favella dopo la meraviglia di Matsushima, le descrisse così: «Isole impilate sopra a isole, e isole attaccate a isole. Sembrano proprio dei genitori che accarezzano i figli, o che li prendono per mano per andare a passeggio. I pini sono del verde più fresco, i loro rami si curvano in linee squisite, piegate dal vento che vi soffia perennemente in mezzo». Il 14 marzo Higashi Matsushima si è tramutata in una tomba: 200 cadaveri sono stati trovati sulla costa, dopo essere stati scaraventati da una parte all’altra dalla violenza dello tsunami. La baia così ammirata da Basho e dai suoi milioni di lettori da tre secoli a questa parte ora è semplicemente distrutta: non esiste più. Murasaki Shikibu (973-1014 o 1025), la grande scrittrice medievale autrice della Storia di Genji, compose delle poesie dedicate a Matsushima, l’isola dei pini, con parole affrante che oggi risuonano in qualche modo profetiche: «Lasciar cadere gocce di rugiada / E’ il suo compito sferzante, bruciante / All’Isola dei Pini / E la fornace delle sue lacrime / Brucia inesauribile tutto l’anno. / Abitante della baia / Alle maniche ampie che / Raccolgono la rugiada / Prova a paragonare questo: / Un indumento notturno nascosto / Da dove possono raggiungerlo le vie delle onde».

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NON SI ESCLUDE UNA NUOVA CERNOBYL

12:51 - Sono solo al condizionale le informazioni che trapelano sulla situazione della centrale nucleare di Fukushima in Giappone. Secondo gli ultimi aggiornamenti l’acqua di mare immessa nell’impianto per raffreddare le barre di combustibile sarebbe scesa a quota zero, aumentando i rischi per una nuova esplosione. Per cercare di capire cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere in futuro alla centrale di Fukushima, Tgcom ha raggiunto il professor Ezio Puppin, ingegnere nucleare, docente di fisica al Politecnico di Milano e presidente del Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze fisiche della materia.
Professor Puppin, cosa sta succedendo a Fukushima?
Premetto che di preciso non lo sa nessuno, perché ci troviamo di fronte a una carenza di informazioni voluta dalle autorità giapponesi. E’ possibile però formulare delle ipotesi su quanto sta accadendo sulla base delle poche informazioni pervenute. Bisogna immaginare che un reattore nucleare può essere paragonato a un enorme bombolone d’acciaio dentro al quale avviene la reazione che genera calore con cui si fa evaporare l’acqua che muove le turbine che generano energia elettrica. Il problema è che il combustibile che permette questo processo è all’interno del sistema. Una variabile non da poco.

Ovvero?
Se per spegnere un fornello basta chiudere il gas, lo stesso non vale per una centrale nucleare. Qui bisogna intervenire per rallentare le reazioni innescate da centinaia di tonnellate di materiale radioattivo. Questo avviene immettendo delle barre che bloccano la reazione a catena del reattore, catturando i neutroni sprigionati dalla rottura dei nuclei. Questo a Fukushima ha funzionato, ma poi è arrivato lo tsunami.

Quindi dov’è il problema?
Una volta scese le barre di controllo resta comunque il problema del calore sprigionato dal materiale radioattivo che deve essere tenuto sotto controllo. Con il maremoto l’afflusso di acqua è venuto a mancare, la temperatura è salita pericolosamente innescando un’escalation negativa. Dalle esplosioni di Fukushima non si sono viste fiamme, bensì nubi di vapore fuoriuscire dalla struttura. Questo significa che la struttura ha ceduto per la pressione alta. L’acqua di raffreddamento è radioattiva e quella nube tossica funziona come lo sfogo della valvola di una pentola a pressione. Il vapore esce e la pentola non esplode. Peccato che si tratti di vapore radioattivo. Teniamo conto che comunque stiamo parlando di una pentola a pressione alta 50 metri con serbatoi d’acciaio spessi un metro in cui c’è materiale radioattivo per tonnellate a pressione di 80 bar e duemila gradi.

Siamo di fronte al rischio di una fusione quindi?
Esatto. L’acqua evapora, o addirittura si dissocia generando idrogeno, la pressione sale alle stelle, il nocciolo si surriscalda e il materiale inizia a fondere. Alla fine di questo processo fuori controllo si rischia l’esplosione.

C’è il pericolo di una nuova Cernobyl?
Spero di no ma non si può escludere. In Urss la situazione era particolare: senza fondi e la gestione veniva effettuata in qualche modo. Qui siamo in Giappone, paese dell’eccellenza tecnologica, eppure siamo davanti a un problema che rischia di avere lo stesso epilogo. Sono successi due eventi terribili concatenati che hanno generato questa situazione di emergenza.

Si è detto che la centrale di Fukushima è vecchia. Con una struttura più all’avanguardia le cose sarebbero state diverse?
No. Non esiste di fatto il concetto di nuova generazione di centrale. Le centrali sia assomigliano tutte e la tecnologia è sempre quella da anni. La struttura di Fukushima è di tipo “Bwr” ovvero quel genere di centrali in cui l’acqua viene trasformata in vapore all’interno del reattore. Almeno un quarto degli impianti del mondo sono fatti così.

Francesco Cremonesi

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