domenica 20 novembre 2011

15 milioni di contadini succubi degli Ogm - 250mila si sono suicidati


Un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da ben 20
organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya International,
fotografa con estrema chiarezza le conseguenze degli organismi geneticamente
modificati. Tutte negative

Quindici milioni di contadini sono ostaggio degli Ogm, e 250.000 agricoltori
– ridotti sul lastrico – si sono tolti la vita negli ultimi anni. È
l’agghiacciante denuncia lanciata dalla studiosa ed attivista indiana
Vandana Shiva: il 70% del commercio globale di sementi è ormai controllato
da appena tre grandi multinazionali, e gli organismi geneticamente
modificati, che dovevano aumentare le produzioni e ridurre i pesticidi,
stanno condizionando il sistema agricolo mondiale. Lo afferma senza mezzi
termini un nuovo rapporto, intitolato “L’imperatore Ogm è nudo”, redatto da
ben 20 organizzazioni internazionali e pubblicato da Navdanya International,
associazione con sede a Firenze. Presentati sin dall’inizio come potenziale
soluzione alle crisi alimentari globali, all’erosione dei suoli e all’uso di
sostanze chimiche in agricoltura, oggi gli Ogm coprono oltre un miliardo e
mezzo di ettari di terreni in 29 diverse nazioni. Ma non sembrano aver
mantenuto le promesse.

Tra le delusioni degli Ogm, la lotta contro i parassiti: le nuove colture
hanno favorito la diffusione di specie nocive e ancora più pericolose. In
Cina, dove il cotone Bt resistente agli insetti è largamente diffuso, i
parassiti sono infatti aumentati di 12 volte dal 1997. Non solo, una ricerca
del 2008 dell’International Journal of Biotechnology ha rivelato che tutti i
benefici dovuti alla coltivazione di questo tipo di cotone erano stati
annullati sia nella Repubblica Popolare che nella vicina India dal crescente
uso di pesticidi, necessari in quantità sempre maggiori proprio per
combattere questi nuovi “super-parassiti”. Stessa sorte per i coltivatori di
soia gm in Brasile ed Argentina che, dalla conversione delle loro colture,
hanno dovuto raddoppiare l’uso di erbicidi per disfarsi di super-weeds
capaci di crescere anche di un centimetro al giorno (come l’erba infestante
pigweed). E ciò senza neppure il vantaggio di avere coltivazioni più
resistenti al sole o alla siccità.

Secondo The Gmo Emperor has no clothes. Global Citizens Report on the State
of GMOs, gli Ogm hanno solamente portato poche multinazionali ad un
inquietante strapotere. Basti pensare che le sole Monsanto, Dupont e
Syngenta controllano oggi il 70% del commercio globale di sementi. Un fatto
che permette ai tre colossi biotech di stabilire (ed alzare) i prezzi a loro
piacimento. Ma che proprio per questo, secondo gli scienziati, sta avendo
conseguenze devastanti su molti degli oltre 15 milioni di agricoltori
diventati loro clienti.

In Africa, Sud America e soprattutto in India, i suicidi di contadini
impossibilitati a sostenere i costi sempre più elevati dell’agricoltura
intensiva imposta dagli organismi geneticamente modificati sono arrivati a
livelli inaccettabili. Solo nel Paese asiatico, ricorda Vandana Shiva (che
presiede Navdanya International), negli ultimi 15 anni le persone che si
sono tolte la vita per questo motivo hanno superato le 250mila unità: quasi
una ogni mezz’ora, dal 1996 ad oggi.

Oltre che gli effetti ambientali e sociali, gli studiosi temono conseguenze
sulla salute, anche se ufficialmente non ancora dimostrate. Non solo nei
Paesi “poveri”, ma anche negli Usa, che 15 anni fa lanciarono le
coltivazioni gm: oggi gli Stati Uniti ne sono il primo produttore mondiale,
con il 93% delle coltivazioni di soia, l’80% del cotone, il 62% della colza
e il 95% della barbabietola da zucchero.

In Europa gli organismi geneticamente modificati non sono ancora penetrati
come nel resto del mondo, ma manca poco: “L’Ue – spiega il rapporto –
importa il 70% dei mangimi, in massima parte soia e mais provenienti dagli
Stati Uniti” e quasi sempre geneticamente modificati. Di conseguenza, anche
dove non permessi, gli Ogm “sono potenzialmente presenti nelle farine di
mais e di soia, che figurano come ingredienti di tantissimi prodotti
alimentari”.

Un fatto che non dovrebbe creare allarmismi, per Mark Buckingham della GM’s
industry’s Agriculture and Biotechnology Council, che al contrario elogia
gli enormi potenziali benefici di queste tecnologie. “Dall’India al
Sudafrica, milioni di contadini hanno già valutato l’impatto positivo che la
tecnologia degli Ogm può avere sul loro lavoro”, afferma il dottor
Buckingham: “La popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi entro il
2050. Un significativo aumento dei raccolti è quindi necessario, soprattutto
nei Paesi in via di sviluppo”.

Il continuo progredire della ricerca, inoltre, secondo Buckingham potrà
portare gli Ogm a fronteggiare anche sfide come quella dei cambiamenti
climatici: “Si sta sviluppando una tecnologia per la tolleranza alla
siccità, che permetterà alle colture di affrontare senza problemi periodi di
bassa umidità dei terreni”. Ogm come soluzione ai problemi ambientali? Per
Vandana Shiva, in realtà “il modello degli Ogm scoraggia i contadini nel
provare metodi di coltivazione più ecologici”, e le corporation che lo
promuovono stanno “distruggendo le alternative” al solo scopo di “perseguire
il profitto”.

Autore: Andrea Bertaglio
Fonte: ilfattoquotidiano.it

Nessun commento:

Posta un commento