ROMA (7 ottobre) - «Vado avanti, queste cose mi fanno un baffo, la Corte Costituzionale è di sinistra e tutti sanno da che parte sta Napolitano». Così Silvio Berlusconi ha commentato la sentenza della Consulta che a maggioranza (9-6) ha dichiarato incostituzionale il Lodo Alfano per violazione degli articoli 3 (il principio di eguaglianza) e 138 della Costituzione (mancato uso di una legge costituzionale). Napolitano difende la Corte Costituzionale e il premier commenta: non mi interessano le sue parole. Per il Pd le dichiarazioni sul Capo dello Stato sono «inaccettabili». Per effetto della sentenza si riaprono i processi Mills e Mediaset a carico del premier. Intanto il ministro Alfano fa sapere: non pensiamo a una legge costituzionale.
In serata telefonata di Silvio Berlusconi durante la trasmissione Porta a Porta: Napolitano, ha detto, è espressione della vecchia maggioranza di sinistra, contro i processi farsa mi difenderò in tv. Battibecco con Rosy Bindi: «Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente».
Le reazioni alla sentenza. Mentre il Pdl parla di «sentenza politica», il Pd non chiede le dimissioni del premier (come fa l'Idv) ma che Berlusconi si rimetta al giudizio dei magistrati. Anche secondo l'Udc il premier non deve dimettersi. «Andiamo avanti non ci piegano, se si ferma il federalismo facciamo la guerra» commenta Umberto Bossi.
Scontro Berlusconi-Quirinale. Il premier: Consulta di sinistra e tutti sanno da che parte sta Napolitano, non mi interessa quello che dice. «Noi dobbiamo governare cinque anni con o senza il lodo, io non ci ho mai creduto» al fatto che il Lodo passasse «perché con una Corte Costituzionale con undici giudici di sinistra era impossibile che lo approvassero». «La sintesi qual è? - aggiunge Berlusconi - meno male che Silvio c'è, se non ci fosse saremmo in mano alla sinistra». Il premier parla di «magistrati rossi» e di «stampa controllata al 72% dalla sinistra, tutti gli spettacoli di approfondimento sono di sinistra» e aggiunge: «Il Capo dello Stato sapete da che parte sta».«Queste cose qua mi caricano, agli italiani li caricano: viva gli italiani, viva Berlusconi». Berlusconi commenta poi le parole di Napolitano (il giudizio sul lodo spetta solo alla Corte Costituzionale): «Non mi interessa cosa ha detto il Capo dello Stato, mi sento preso in giro».
«Abbiamo giudici della Corte Costituzionale eletti da tre capi dello Stato della sinistra, che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma un organo politico». In ogni caso, ha aggiunto Berlusconi, «noi andiamo avanti: i processi che mi scaglieranno nel piatto sono autentiche farse; sottrarrò qualche ora alla cura della cosa pubblica per andare là a sbugiardarli tutti».
Più contenuto, invece, il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi. «Non posso non rispettare il responso della Corte costituzionale nel quadro di un sistema democratico. Prendo atto tuttavia che questo sistema, soprattutto per le modalità con cui vengono eletti i membri della Corte, rischia di alterare nel tempo un corretto equilibrio fra i poteri dello Stato, i quali traggono tutti origine dalla sovranità del popolo».
Ribatte il Quirinale. «Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale» si legge in una nota diffusa dal Quirinale. Il giudizio di costituzionalità delle leggi «spetta soltanto alla Corte Costituzionale», e la sua decisione è stata accolta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «con rispetto».
Franceschini. «Sono parole inimmaginabili in qualsiasi altro Paese e anche in Italia fino a qualche anno fa» commenta Dario Franceschini, durante la tasmissione Otto e Mezzo, su La7. «È un atteggiamento totalmente irresponsabile - ha aggiunto - il presidente Napolitano ha svolto bene, in modo ineccepibile, il suo ruolo di garanzia». Franceschini invita il premier a «farsene una ragione», riferendosi alla sentenza della Consulta. «Oggi è una giornata importante per la democrazia - ha detto Franceschini - Il presidente del Consiglio immagina che, avendo vinto le elezioni, può violare le regole ed essere superiore a tutte le leggi e agli organi Costituzionali. Invece, deve rispettare le leggi come tutti i cittadini: dovrà farsene una ragione».
Il Pd cercherà di ottenere le dimissioni del premier sulle sue scelte di governo e non per la sentenza della Consulta sul Lodo Alfano, che «semplicemente ristabilisce un principio» ha concluso Franceschini.
Casini. «Napolitano è stato in questi giorni bersaglio di Di Pietro e da questa sera è il bersaglio anche di Berlusconi» ha detto a Porta a Porta il leader dell'Udc Pierferdinando Casini.
Alfano: non pensiamo a una legge costituzionale, sentenza che sorprende. «Non abbiamo intenzione di seguire la via della legge Costituzionale» ha risposto a Porta a Porta il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, alla domanda se il governo stia pensando all'ipotesi di un terzo lodo. «Questo - ha spiegato Alfano - aprirebbe il campo a una ipotesi di immunità parlamentare che non è nella nostra agenda. Comunque sulle valutazioni faremo il punto domani quando è convocato un ufficio politico del Pdl». Alfano aveva detto che la sentenza «sorprende» perché l'evocazione dell'art.138 della Costituzione poteva essere fatta nel 2004 sul Lodo Schifani.
Le reazioni del Pdl alla sentenza. «E' una sentenza politica - spiega Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi - ma il governo Berlusconi continuerà a governare come richiesto dagli italiani con il loro voto». Secondo Fabrizio Cicchitto la Consulta «ha rovesciato la sua precedente impostazione, l'unica spiegazione di questo così profondo cambiamento della sua dottrina sulla materia deriva da un processo di politicizzazione della Corte che si schiera sulla linea dell'attacco al Presidente Berlusconi». Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, «se fosse vero che lo scarto è stato minimo aumenterebbe il convincimento - dice - che si sia trattato di una scelta più politica che di diritto».
«La Corte da oggi non è più un organo di garanzia, è una sezione di partito» commenta Maurizio Gasparri. Della stessa idea ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini.
Lega. «Se si ferma il federalismo facciamo la guerra, andiamo avanti non ci piegano» ha commentato Umberto Bossi. «Nemmeno lui (Silvio Berlusconi n.d.r.) vuole le elezioni anticipate - dice - L'ho trovato forte e questo mi ha fatto molto piacere, l'ho trovato deciso a combattere». Prima della sentenza Bossi aveva detto che in caso di bocciatura la Lega avrebbe trascinato in piazza il popolo. Il Pd aveva condannato le parole del leader della Lega considerando «inaccettabile la pressione di Bossi sulla Corte Costituzionale», definite «una intimidazione esplicita» alla Consulta.
Le reazioni dell'opposizione. Per Pier Luigi Bersani la sentenza «ha chiarito che il premier è un cittadino come gli altri, il premier continui a lavorare e si rimetta alla sentenza». La Consulta ha «ristabilito il principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge» ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini. «Una sentenza non politica» dalla quale il Silvio Berlusconi «dovrà trarre e credo trarrà le conseguenze» commenta Anna Finocchiaro. Piero Fassino si augura che «si accantoni definitivamente la teoria del complotto e prevalga la consapevolezza che le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano».
Di Pietro. Berlusconi «la smetta di fare leggi a proprio uso e consumo, si dimetta dall'incarico e vada a fare quello che da 15 anni si ostina a non voler fare: l'imputato» ha detto Antonio Di Pietro.
Per Massimo D'Alema «non bisogna trarre conseguenze politiche dalla sentenza».
Secondo Pierferdinando Casini «inq uesto Paese c'è scarsa attitudine a rispettare le leggi e le sentenze» e la sentenza della Consulta sul lodo Alfano va rispettata ma «non è il giudizio universale». «Naturalmente il Governo che ha preso i voti degli elettori deve continuare a occuparsi dei problemi degli italiani che vengono prima di quelli Berlusconi».
«Ora il premier affronti il giudizio della magistratura» chiede il leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola.
Gianni Alemanno. «La sentenza non intacca la legittimazione democratica del presidente Berlusconi e del Governo in carica che deve continuare la sua opera» ha commentato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Fini chiama Berlusconi: maggioranza solida. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiamato il premier e, secondo quanto si è appreso in ambienti parlamentari, rassicurandolo sulla volontà di andare avanti in questa legislatura. La maggioranza è quella uscita dalle urne ed è solida, avrebbe tra l'altro detto Fini al presidente del Consiglio.
La sentenza della Consulta. Secondo i giudici della Corte Costituzionale il Lodo Alfano ha creato una differenziazione di trattamento tra cittadini (violazione art.3 della Costituzione) che può essere compiuta solo con una legge costituzionale (art.138). La Corte ha accolto le più importanti questioni di legittimità sollevate dai magistrati di Milano dinanzi ai quali il premier è imputato per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato inglese David Mills e per reato societari nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset. La Consulta ha invece dichiarato inammissibile il terzo ricorso, proposto dal gip di Roma, chiamato a decidere se archiviare (come chiesto dalla procura) su Berlusconi, indagato per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura.
Gli effetti. L'effetto della decisione presa a maggioranza (9-6) sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.
In serata telefonata di Silvio Berlusconi durante la trasmissione Porta a Porta: Napolitano, ha detto, è espressione della vecchia maggioranza di sinistra, contro i processi farsa mi difenderò in tv. Battibecco con Rosy Bindi: «Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente».
Le reazioni alla sentenza. Mentre il Pdl parla di «sentenza politica», il Pd non chiede le dimissioni del premier (come fa l'Idv) ma che Berlusconi si rimetta al giudizio dei magistrati. Anche secondo l'Udc il premier non deve dimettersi. «Andiamo avanti non ci piegano, se si ferma il federalismo facciamo la guerra» commenta Umberto Bossi.
Scontro Berlusconi-Quirinale. Il premier: Consulta di sinistra e tutti sanno da che parte sta Napolitano, non mi interessa quello che dice. «Noi dobbiamo governare cinque anni con o senza il lodo, io non ci ho mai creduto» al fatto che il Lodo passasse «perché con una Corte Costituzionale con undici giudici di sinistra era impossibile che lo approvassero». «La sintesi qual è? - aggiunge Berlusconi - meno male che Silvio c'è, se non ci fosse saremmo in mano alla sinistra». Il premier parla di «magistrati rossi» e di «stampa controllata al 72% dalla sinistra, tutti gli spettacoli di approfondimento sono di sinistra» e aggiunge: «Il Capo dello Stato sapete da che parte sta».«Queste cose qua mi caricano, agli italiani li caricano: viva gli italiani, viva Berlusconi». Berlusconi commenta poi le parole di Napolitano (il giudizio sul lodo spetta solo alla Corte Costituzionale): «Non mi interessa cosa ha detto il Capo dello Stato, mi sento preso in giro».
«Abbiamo giudici della Corte Costituzionale eletti da tre capi dello Stato della sinistra, che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma un organo politico». In ogni caso, ha aggiunto Berlusconi, «noi andiamo avanti: i processi che mi scaglieranno nel piatto sono autentiche farse; sottrarrò qualche ora alla cura della cosa pubblica per andare là a sbugiardarli tutti».
Più contenuto, invece, il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi. «Non posso non rispettare il responso della Corte costituzionale nel quadro di un sistema democratico. Prendo atto tuttavia che questo sistema, soprattutto per le modalità con cui vengono eletti i membri della Corte, rischia di alterare nel tempo un corretto equilibrio fra i poteri dello Stato, i quali traggono tutti origine dalla sovranità del popolo».
Ribatte il Quirinale. «Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale» si legge in una nota diffusa dal Quirinale. Il giudizio di costituzionalità delle leggi «spetta soltanto alla Corte Costituzionale», e la sua decisione è stata accolta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «con rispetto».
Franceschini. «Sono parole inimmaginabili in qualsiasi altro Paese e anche in Italia fino a qualche anno fa» commenta Dario Franceschini, durante la tasmissione Otto e Mezzo, su La7. «È un atteggiamento totalmente irresponsabile - ha aggiunto - il presidente Napolitano ha svolto bene, in modo ineccepibile, il suo ruolo di garanzia». Franceschini invita il premier a «farsene una ragione», riferendosi alla sentenza della Consulta. «Oggi è una giornata importante per la democrazia - ha detto Franceschini - Il presidente del Consiglio immagina che, avendo vinto le elezioni, può violare le regole ed essere superiore a tutte le leggi e agli organi Costituzionali. Invece, deve rispettare le leggi come tutti i cittadini: dovrà farsene una ragione».
Il Pd cercherà di ottenere le dimissioni del premier sulle sue scelte di governo e non per la sentenza della Consulta sul Lodo Alfano, che «semplicemente ristabilisce un principio» ha concluso Franceschini.
Casini. «Napolitano è stato in questi giorni bersaglio di Di Pietro e da questa sera è il bersaglio anche di Berlusconi» ha detto a Porta a Porta il leader dell'Udc Pierferdinando Casini.
Alfano: non pensiamo a una legge costituzionale, sentenza che sorprende. «Non abbiamo intenzione di seguire la via della legge Costituzionale» ha risposto a Porta a Porta il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, alla domanda se il governo stia pensando all'ipotesi di un terzo lodo. «Questo - ha spiegato Alfano - aprirebbe il campo a una ipotesi di immunità parlamentare che non è nella nostra agenda. Comunque sulle valutazioni faremo il punto domani quando è convocato un ufficio politico del Pdl». Alfano aveva detto che la sentenza «sorprende» perché l'evocazione dell'art.138 della Costituzione poteva essere fatta nel 2004 sul Lodo Schifani.
Le reazioni del Pdl alla sentenza. «E' una sentenza politica - spiega Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi - ma il governo Berlusconi continuerà a governare come richiesto dagli italiani con il loro voto». Secondo Fabrizio Cicchitto la Consulta «ha rovesciato la sua precedente impostazione, l'unica spiegazione di questo così profondo cambiamento della sua dottrina sulla materia deriva da un processo di politicizzazione della Corte che si schiera sulla linea dell'attacco al Presidente Berlusconi». Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, «se fosse vero che lo scarto è stato minimo aumenterebbe il convincimento - dice - che si sia trattato di una scelta più politica che di diritto».
«La Corte da oggi non è più un organo di garanzia, è una sezione di partito» commenta Maurizio Gasparri. Della stessa idea ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini.
Lega. «Se si ferma il federalismo facciamo la guerra, andiamo avanti non ci piegano» ha commentato Umberto Bossi. «Nemmeno lui (Silvio Berlusconi n.d.r.) vuole le elezioni anticipate - dice - L'ho trovato forte e questo mi ha fatto molto piacere, l'ho trovato deciso a combattere». Prima della sentenza Bossi aveva detto che in caso di bocciatura la Lega avrebbe trascinato in piazza il popolo. Il Pd aveva condannato le parole del leader della Lega considerando «inaccettabile la pressione di Bossi sulla Corte Costituzionale», definite «una intimidazione esplicita» alla Consulta.
Le reazioni dell'opposizione. Per Pier Luigi Bersani la sentenza «ha chiarito che il premier è un cittadino come gli altri, il premier continui a lavorare e si rimetta alla sentenza». La Consulta ha «ristabilito il principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge» ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini. «Una sentenza non politica» dalla quale il Silvio Berlusconi «dovrà trarre e credo trarrà le conseguenze» commenta Anna Finocchiaro. Piero Fassino si augura che «si accantoni definitivamente la teoria del complotto e prevalga la consapevolezza che le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano».
Di Pietro. Berlusconi «la smetta di fare leggi a proprio uso e consumo, si dimetta dall'incarico e vada a fare quello che da 15 anni si ostina a non voler fare: l'imputato» ha detto Antonio Di Pietro.
Per Massimo D'Alema «non bisogna trarre conseguenze politiche dalla sentenza».
Secondo Pierferdinando Casini «inq uesto Paese c'è scarsa attitudine a rispettare le leggi e le sentenze» e la sentenza della Consulta sul lodo Alfano va rispettata ma «non è il giudizio universale». «Naturalmente il Governo che ha preso i voti degli elettori deve continuare a occuparsi dei problemi degli italiani che vengono prima di quelli Berlusconi».
«Ora il premier affronti il giudizio della magistratura» chiede il leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola.
Gianni Alemanno. «La sentenza non intacca la legittimazione democratica del presidente Berlusconi e del Governo in carica che deve continuare la sua opera» ha commentato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Fini chiama Berlusconi: maggioranza solida. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiamato il premier e, secondo quanto si è appreso in ambienti parlamentari, rassicurandolo sulla volontà di andare avanti in questa legislatura. La maggioranza è quella uscita dalle urne ed è solida, avrebbe tra l'altro detto Fini al presidente del Consiglio.
La sentenza della Consulta. Secondo i giudici della Corte Costituzionale il Lodo Alfano ha creato una differenziazione di trattamento tra cittadini (violazione art.3 della Costituzione) che può essere compiuta solo con una legge costituzionale (art.138). La Corte ha accolto le più importanti questioni di legittimità sollevate dai magistrati di Milano dinanzi ai quali il premier è imputato per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato inglese David Mills e per reato societari nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset. La Consulta ha invece dichiarato inammissibile il terzo ricorso, proposto dal gip di Roma, chiamato a decidere se archiviare (come chiesto dalla procura) su Berlusconi, indagato per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura.
Gli effetti. L'effetto della decisione presa a maggioranza (9-6) sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.
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